Diapositive di una generazione: paura di non riuscire a realizzarsi, di non trovar lavoro, molta fiducia in famiglia e associazioni di volontariato ma non nella chiesa e nella politica, memoria della storia che si affievolisce. Un quadro ricco di spuntiinteressanti quello che arriva dall’indagine “I giovani di Brescia e la memoria“, questionario ideato dalla Casa della Memoria, che ha coinvolto 7mila ragazzi delle superiori di 47 scuole e che era stato fatto anche nel 2004 e nel 2014. L’obiettivo era di valutare quanto alcuni tragici eventi terroristici degli anni ‘70 e ‘80 siano vivi nelle menti degli adolescenti di oggi, a distanza di mezzo secolo, inserendo il tema della memoria nel loro contesto di valori, aspettative e paure. Cosa emerge? Innanzitutto, uno spaccato dei giovani di oggi: musica e navigare su Internet (soprattutto social network) sono le attività preferite, poca lettura perché intesa come attività imposta dalla scuola, ma buona partecipazione a iniziative di volontariato (il 31,8% del campione). Tra le paure, l’81,3% teme di non riuscire a realizzare le proprie aspirazioni (era il 72,4% nel 2004).
"Questo è forse il dato più preoccupante che emerge – spiega Manlio Milani, presidente di Casa della Memoria – che contrasta con quello che vediamo nelle scuole, dove ragazze e ragazzi vorrebbero ricevere fiducia, sono interessati al futuro, guardano al passato come mezzo per migliorare il presente e il domani. Hanno però bisogno di qualcuno che li accompagni". Bassa la fiducia in partiti, sindacati, governo, minima nella Chiesa, mentre entra nella rilevazione la magistratura, non presente in precedenza. Rimane importante il peso della famiglia, nonostante lo tsunami culturale che ne ha moltiplicato i modelli.
E la memoria storica? Gli anni ’70 sono conosciuti attraverso la musica, la moda e i film. Solo il 19,2% associa il terrorismo a quegli anni: nel 2014 era il 24,5%. Più della metà conosce l’anno esatto in cui sono avvenuti eventi come l’omicidio di Aldo Moro (52,3%) e la strage di piazza della Loggia (59,8%), dato legato all’attività di memoria fatta nelle scuole, con le manifestazioni. Nonostante vi sia sufficiente informazione sui fatti, pochi hanno le idee chiare sui mandanti delle stragi: le risposte si dividono tra mafia (26,9%), terrorismo nero (24,4%) e rosso (20,5%). Il fatto che oltre un quarto dei rispondenti creda responsabile la mafia potrebbe significare che la criminalità organizzata è percepita come più pericolosa della devianza politica- terroristica; o dipendere dalla conoscenza dei numerosi attentati mafiosi, ricordati anch’essi nelle scuole.
Federica Pacella