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Brescia, i risultati di uno studio del Comune con la Polizia locale sul fenomeno
Lo dicono dati e analisi di esperti: le baby gang, a Brescia, non esistono. Ci sono aggregazioni giovanili, in genere fatte per socializzare, che talvolta trascendono l’educazione e si lasciano andare a comportamenti di inciviltà o contro il decoro urbano (pesano di alcol e droga).
Talvolta, da questi gruppi si staccano due, al massimo tre, minori che cercano il riconoscimento sui social commettendo reati nei luoghi che sono loro preclusi per motivi economici (piazze con locali alla moda, centri commerciali): non sono comunque baby gang (in Europa si parla di street gang), perché non c’è un leader riconosciuto, non c’è neanche una stabilità del gruppo. Questo è emerso dal report “Aggregazioni giovanili e spazi urbani“, che il Comune di Brescia, con la Polizia locale, ha condotto insieme all’Università di Brescia. Ai risultati bresciani, esposti ieri in un convegno organizzato con Fisu -Forum italiano sulla sicurezza urbana, sono ora interessati criminologi di tutta Italia, visto che sono pochi gli studi simili. Cosa emerge? Sicuramente una insicurezza percepita, che si è tradotta, ad esempio, in 252 interventi della Polizia locale sulla base di segnalazione di cittadini allarmati: solo in 35 casi si è resa necessaria l’identificazione dei minori, irrisorio il numero di reati realmente commessi. "La maggior parte delle condotte che hanno portato a interventi della centrale operativa tra gennaio 2023 e marzo 2024 – spiega Elisa Daeder, commissario capo di Polizia Locale, responsabile Servizio Sicurezza Urbana – vedono come fattispecie più rappresentate illeciti amministrativi o violazione del regolamento di Polizia urbana, come il gioco del pallone o l’uso di skate". Quanto ai reati, nei 15 mesi sono state 49 le denunce penali, di cui il 60% nel centro storico; quando commessi in concorso, la responsabilità è stata ascritta a 3, massimo 4 persone.
Nel 40% dei casi si tratta di minori con cittadinanza italiana ma, di questi, i due terzi sono di seconda generazione. Punire i reati è un conto, ma pensare di arginare le aggregazioni solo con la punizione è controproducente. "Per loro, la multa è una medaglia – spiega l’assessore alla Sicurezza, Valter Muchetti -. Hanno invece funzionato bene, in diversi quartieri bresciani, interventi pluridisciplinari, col coinvolgimento di famiglie, associazioni, oratori, con la proposta di alternative".