BEATRICE RASPA
Cronaca

Il piano per uccidere un pentito. Fermato il capo del clan Sarno

L’indagine dell’Antimafia di Brescia partita dall’incendio di un’auto in uso a un ex collaboratore di giustizia .

L’operazione è stata condotta dagli uomini della Direzione investigativa antimafia

L’operazione è stata condotta dagli uomini della Direzione investigativa antimafia

Progettavano l’omicidio di un camorrista pentito, ma il piano naufragò per una circostanza fortuita. Brescia si conferma terra di incursioni della criminalità organizzata, ‘ndranghetista e camorrista, su cui è alta l’attenzione della procura Antimafia. Nelle scorse ore la Dia bresciana ha fermato tre persone - due indagate per reati aggravati dalla mafia - presunte responsabili appunto del tentato omicidio, ma anche di detenzione e porto abusivo di armi alterate.

L’indagine prese le mosse da un incendio appiccato nel gennaio 2022 a un’auto in uso a un ex collaboratore di giustizia campano nel quartiere di Urago Mella. Inquirenti e investigatori, considerato il calibro delinquenziale della parte lesa del rogo, approfondirono la vicenda e finirono per scoprire che quell’incendio era un trucchetto per obbligare l’ex pentito a uscire di casa e recarsi in strada, dove, stando all’accusa, erano appostati un paio di sicari. Il progetto rimase incompiuto per l’arrivo di vigili del fuoco e forze dell’ordine. Scandagliando mese dopo mese telecamere e celle telefoniche, la Dda è risalita al presunto mandante dell’attentato.

Un piano riconducibile a un boss del clan Sarno del quartiere Ponticelli di Napoli, questa la tesi dell’accusa, fermato in un luogo top secret perché attualmente sottoposto a un programma di protezione. Gli altri due fermati sono un calabrese residente in provincia di Mantova, che avrebbe ricevuto e spedito armi per quel delitto, e un terzo complice, bloccato a Caserta.

Nell’ambito della medesima indagine, nell’estate del 2022 si erano registrati altri tre arresti in flagranza per armi: quello di un terzo ex collaboratore di giustizia che, intenzionato a commettere l’omicidio, si era fatto ava per acquistare un fucile (fu bloccato a Brescia insieme all’amico che aveva fatto da autista); e di un terzo uomo, arrestato a Mantova, sempre per detenzione e porto abusivo di armi. Le indagini avrebbero accertato un collegamento tra il clan della camorra Sarno e alcuni esponenti della cosca Arena di Isola di capo Rizzuto (Crotone).