Al via gli interrogatori per i primi arrestati nell’inchiesta della Dda per la presunta cannibalizzazione delle aziende di Pasquale Lamberti (nella foto), l’imprenditore di Monza svanito nel luglio 2021 alcuni mesi dopo avere svenduto, in circostanze poco chiare, le sue società: la Ucl di Brescia, società di mangimi che fino al 2020 fatturava 7 milioni all’anno, e la controllante Cadel di Monza, passate di mano cinque anni fa alla holding svizzera Bfb Bau&Service Ag. La prima fallì nel giro di poco, la seconda fu al centro di un vorticoso giro di quote da Saint Moritz alla Puglia. Per la vicenda sono finiti in manette Antonio Bruzzaniti, 65enne di Cambiago (Milano), Claudio Mancini, 59enne di Campobasso di casa a Milano - entrambi in carcere - domiciliari invece per il commercialista Gabriele Abbiati, 51 anni, di Seregno (Monza e Brianza) e Fabio Bonasegale, 56enne di Chiavenna (Sondrio). Interdittiva di 12 mesi per Domenico Carignano, 52enne broker di Taranto. Bancarotta fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricorso abusivo al credito e malversazione le accuse a vario titolo: per la procura gli indagati hanno depredato le aziende di 2,5 milioni e poi le avrebbero utilizzate come trampolino per altri reati.
Sono comparsi dal gip, Angela Corvi, Bruzzaniti ("U pazzu") e Mancini. Il primo, alle spalle precedenti per associazione mafiosa, traffico di droga e armi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Con dichiarazioni spontanee ha preso le distanze dalle accuse. "Si è detto estraneo alle contestazioni" ha spiegato l’avvocato Daria Schiavi. Bruzzaniti fu assunto in Ucl come assistente alle vendite, stipendiato e dotato di Mercedes aziendale, in base all’indagine grazie a Mancini, che fece assumere pure la compagna, la zia, la figliastra, il nipote Leone. Trascorsi in cella per omicidio, rapine e droga, Mancini stando agli atti aveva insultato ripetutamente Lamberti per averli a suo dire truffati. Al 59enne sono attribuite le distrazioni di beni e risorse più importanti. Al gip ha scelto di dare la sua versione, rispondendo alle domande. "Al momento riteniamo di dover mantenere il riserbo – chiarisce l’avvocato Mario Monteverde –. Valutiamo di chiedere un ammorbidimento della misura cautelare".