BEATRICE RASPA
Cronaca

Jessica Mantovani, il dolore del padre: “Qualcuno in paese sa, ma tace. L’indagine? Si poteva fare di più”

La 37enne bresciana fu massacrata nel 2019. Dopo processi e inchieste ancora nessuna verità. “Impossibile che non si sia difesa, eppure non è stato trovato alcun Dna. Vorrei la riesumazione”

Il ritrovamento del cadavere nel giugno 2019. Sotto, Jessica Mantovani e il padre Giovanni

Il ritrovamento del cadavere nel giugno 2019. Sotto, Jessica Mantovani e il padre Giovanni

Villanuova sul Clisi (Brescia) – Sono passati più di cinque anni da quando Jessica Mantovani, 37enne di Villanuova sul Clisi, problemi di tossicodipendenza, fu pestata a sangue e gettata nel canale della centrale idroelettrica Dwkdi Prevalle. Era la sera del 12 giugno 2019. Fu ripescata il giorno seguente.

Aveva naso e costole fratturate, graffi e lividi. Zero acqua nei polmoni: segno che finì in acqua già morta, decretò l’autopsia. Due inchieste – della seconda è stata chiesta l’archiviazione –, un processo, più reclami. E ancora nessun colpevole. Da allora Giovanni Mantovani, il padre, solo al mondo dopo la morte anche della moglie la scorsa estate, non si dà pace. Vuole la verità. Chiede giustizia. Anche stavolta quest’uomo pieno di amara gentilezza si aggrappa all’ultimo filo di speranza e si oppone alla richiesta di archiviare il caso (l’udienza dal gip sarà il 27 novembre). Perché quello che per la giustizia è un procedimento tra altri, per lui è un mondo: quella della sua unica figlia.

Signor Mantovani, che ricordi ha di Jessica? Mi parli di lei.

“Mia figlia era il ritratto della gentilezza, era buona con tutti. Anche adesso, a distanza di cinque anni, molte persone in paese mi avvicinano per riferirmi che di lei hanno un bellissimo ricordo (si commuove, ndr)”.

Perché secondo lei è stata uccisa?

“Purtroppo si era infilata nel giro della droga, frequentava quelle persone lì, aveva frequentazioni sbagliate”.

Quali persone?

“Persone che le davano le dosi e poi le consumavano insieme”.

Dosi che a volte doveva pagare anche con il sesso, giusto?

(Deglutisce). “Esattamente”.

Quindi secondo lei che cosa è successo?

“Secondo me forse mia figlia non ha pagato qualcosa che doveva, oppure chi lo sa. Comunque c’entra quell’ambiente lì”.

Intende il giro di Giancarlo Bresciani, il 52enne a casa del quale lei la aveva accompagnata il pomeriggio del 12 giugno? Ha affrontato il processo ed è stato assolto dall’omicidio (è stato condannato solo per induzione alla prostituzione). Nella prima inchiesta c’era il vicino 25enne che frequentava Jessica e Bresciani, a casa del quale fu trovato il suo profilo genetico misto a quello di sua figlia, ma fu archiviato.

“Non c’erano le prove dell’omicidio. Certo però mi chiedo perché nessuno abbia fatto passare dei guai per spaccio a tutti loro… Una doppia ingiustizia”.

Crede che si sarebbe potuto fare di più e meglio, a livello investigativo?

“Sì, si doveva cercare meglio il Dna dell’assassino. È impossibile che durante il pestaggio Jessica non si sia difesa. Non ci credo. Una volta io le mollai uno schiaffo e lei mi graffiò il viso. Sono convinto che sotto le unghie qualche traccia ci debba essere. Vorrei la riesumazione del corpo per fare nuovi accertamenti. Il mio nuovo legale (l’avvocato Paolo De Zan, ndr) mi ha detto però che non è così semplice: bisogna capire come fu fatta l’autopsia. E poi…”.

E poi?

“Mi dico che alla fine mia figlia poteva essere salvata dalla droga (si commuove ancora, ndr)”.

E questa seconda inchiesta sui coniugi albanesi ora residenti in Germania? Una conoscente le ha riferito la confidenza della signora che si sarebbe separata dal marito perché convinta che Jessica fosse l’amante. Il consorte la sera dell’omicidio sarebbe tornato a casa con gli abiti bagnati e sporchi di sangue...

“Per me fu un’enorme sorpresa sentire quelle cose e andai subito dai carabinieri. Un investigatore però mi ha confidato che crede di più alla pista originaria, ovvero che a uccidere mia figlia sarebbero state persone del paese per la droga”.

Possibile che nessuno abbia visto nulla?

“Guardi, qualcuno avrà visto o saprà qualcosa eccome. Dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza e dire le cose come stanno. Ma non credo che si facciano avanti. Vogliono tutti proteggersi reciprocamente”.