La corruzione è tutta in atti giudiziari . Otto anni a un giudice tributario

Brescia, avrebbe accettato 160mila euro per sistemare una sentenza

La corruzione è tutta in atti giudiziari . Otto anni a un giudice tributario

Brescia, avrebbe accettato 160mila euro per sistemare una sentenza

Lui in aula aveva sostenuto di non essere stato a conoscenza dell’udienza che per l’accusa avrebbe pilotato. I giudici della prima sezione però lo hanno condannato a otto anni. Si è concluso così ieri il processo per Donato Arcieri, giudice tributario attivo a Brescia e a Milano al centro di un’inchiesta per presunta corruzione di atti giudiziari. Per il pm Francesco Carlo Milanesi, che aveva chiesto la medesima pena inflitta, avrebbe accettato 160mila euro per sistemare la sentenza di una causa tributaria in cui era coinvolto imprenditore di Rovato, Luigi Bentivoglio. Anche l’imprenditore, che lo avrebbe pagato, è stato condannato (a 5 anni e 4 mesi).

I giudici hanno disposto poi la confisca dei 160mila euro versati, e il risarcimento al Ministero dell’economia e delle finanze per tale importo da parte del giudice. Il collegio ha infine imposto la risoluzione del rapporto di lavoro con il Ministero. Le difese avevano chiesto assoluzioni. Annunciando l’impugnazione in Appello, l’avvocato Giuseppe Fornari (Foro di Milano), che con il collega Giuseppe Spagnolo assiste Arcieri, si è detto "sorpreso": "Ciascuno può capire come la condanna inflitta unitamente a quella del risarcimento dei danni per la somma di 160mila euro per aggiustare una sentenza tributaria del valore di 122mila sia frutto di un errore di valutazione delle prove e faccia a pugni con la logica", ha dichiarato. L’indagine ("Banca di gioco") prese le mosse nell’agosto 2019 da alcuni controlli della Finanza in una ditta riconducibile a un 63enne imprenditore di Lograto, Antonio Sortino, che per l’accusa gestiva un giro di fatture false (reati per cui è stato condannato in separata sede, ndr). L’evasione fiscale stando alla prospettazione tra il 2013 e il 2017 fu investita in 17 milioni di fiches per i casinò.

Una frode che fece finire ai domiciliari oltre agli imputati, un consulente finanziario, Giuseppe Fermo, 43enne di Potenza (già condannato in via definitiva). Nell’ambito di tale indagine furono sequestrati documenti della causa di Bentivoglio conclusa nel 2019 con una sentenza favorevole: in commissione (in appello) sedeva proprio Arcieri. In aula l’imprenditore ha ammesso i guai con la Finanza: "Dovevo vincere una causa in Cassazione per evitare una sanzione da 5 milioni. Cercavo bravi avvocati e finanziamenti in banca. Arcieri mi aiutò", ha riferito Bentivoglio, negando l’intercessione per la sentenza. Quanto alla dazione dei 160mila euro, non c’entrava con la causa: "Non sapevo che Arcieri fosse in quella Commissione. Fu solo un anticipo perché mi trovasse bravi legali". Beatrice Raspa