REDAZIONE BRESCIA

La moglie voleva lasciarlo. Lui la uccise con 11 coltellate. Condanna definitiva a 24 anni

Gianluca Lupi aveva colpito Zsusanna (Susy) Mailet, madre dei suoi tre figli .

La sera dell’8 maggio 2020 nell’abitazione di Milzano uccise con undici coltellate la moglie che intendeva separarsi, e per l’accusa la primogenita vide la mamma morire dissanguata. Ora il femminicidio di Zsusanna (Susy) Mailet, 39 anni, è un caso chiuso. La Cassazione ha confermato la condanna a 24 anni per Gianluca Lupi, il 43enne rappresentante di surgelati accusato dell’omicidio pluriaggravato della compagna, madre dei suoi tre figli, Carolyne, Emily e Ettore, all’epoca di 16, 9 e 4 anni. Anche i giudici romani, così come quelli della Corte d’assise d’appello, hanno rigettato il ricorso della difesa, rappresentata dall’avvocato Gianbattista Scalvi. All’apice dell’ennesima lite, quella sera scatenata dal fatto che Susy Mailet per la mattina seguente aveva preso appuntamento da un legale per discutere della separazione, Lupi la aggredì mortalmente. Carolyne, come confermato da lei stessa (il padre ha sempre negato), assistette agli ultimi colpi. Fu lei, insieme ai vicini, a chiamare il 112. I militari trovarono l’assassino a casa, che li aspettava. Da subito il difensore aveva puntato al riconoscimento di un presunto vizio parziale di mente che caratterizzerebbe il suo assistito, quantomeno sotto il profilo della capacità di volere. Lupi sarebbe vittima di un cortocircuito generato dal convincimento ossessivo e patologico di un tradimento, e dalla forte preoccupazione che la moglie, a suo dire dedita a un’adolescenza tardiva, non avrebbe più dedicato cure adeguate ai bambini (in specie al piccolo, affetto da una grave patologia). I giudici però, che pure esclusero i motivi abietti e futili e misero in equilibrio le altre aggravanti e le attenuanti - di qui la pena contenuta - non si fecero convincere. A scatenare la follia omicida fu la gelosia, scrisse la Corte d’assise, non la paura per i figli. Nella quantificazione della condanna fu comunque tenuto conto o un’intensità del dolo “contenuta“, e si partì dal presupposto che "nel vigente sistema non c’è un insuperabile argine normativo che imponga alla Corte di appiattirsi sull’equazione uxoricidioergastolo", decretò il presidente Roberto Spanò. "Gianluca Lupi ha agito in base a una reazione impulsiva e non con premeditazione come sovente accade in occasione di analoghe uccisioni perpetrate in ambito domestico. E non è emerso un quadro di pregresse violenze". Inoltre subito dopo il gesto è parso "quasi incredulo, disperato e sinceramente pentito. Ha cercato nell’immediato di proteggere i figli, e dal carcere di sostenerli economicamente agevolando l’inserimento in nuovi contesti famigliari".

Beatrice Raspa