"Vedere mio figlio felice è la cosa più importante e qui lo è". Enza viene da Milano. Suo figlio, Massimo, 17 anni, bravissimo batterista, è non vedente sin dalla nascita. Ogni settimana vengono a Brescia, nella palestra della scuola media Calvino, periferia cittadina multietnica, dove si allena la Leonessa Baseball per Ciechi di Brescia, l’unica squadra di baseball per non vedenti o ipovedenti in città e provincia. A Milano ci sono due squadre, ma Massimo ha trovato la sua “casa“ qui. Non è l’unico ad arrivare da fuori città. All’allenamento del mercoledì c’era anche Oney Tapia, atleta paralimpico che vive a Bergamo, plurimedagliato per i suoi successi nel lancio del peso e del disco. "Purtroppo non abbiamo un campo vero dove allenarci, qui in palestra gli esercizi che possiamo fare sono limitati", racconta Ghulam Sarwar, 39 anni, presidente e fondatore di questa piccola realtà, che, oltre ad incassare importanti risultati sportivi, è un esempio concreto di inclusione. Una quindicina gli atleti che compongono la squadra: sono uomini e donne, dai 14 anni in su, di varie origini. "Questa squadra è un orgoglio anche italiano – sottolinea Sarwar –. Siamo nati nel 2017, ma abbiamo vinto la Coppa Italia nel 2023 e 2024, il campionato nazionale durante il Covid". Sarwar è un giocatore di livello mondiale. Dallo scorso anno fa parte della nazionale del Pakistan, suo Paese di origine, con cui è arrivato terzo al mondiale disputato a Londra. In quell’occasione, è stato proclamato miglior battitore del mondiale. L’incontro con questo sport era stato casuale. "Prima giocavo a cricket. Quando ho scoperto la mia patologia, il mio insegnante di informatica mi ha suggerito di provare questo sport. Onestamente, la mia vita era stravolta, lo sport era l’ultimo dei miei pensieri. Poi un pomeriggio sono andato in campo, con la squadra di Milano. Era il 2006: da lì tutto è cambiato". Una decina d’anni dopo, nel 2017, Sarwar si adopera per aprire un’associazione anche a Brescia che, quasi da subito, ottiene risultati sportivi importanti, conseguenza di un buon allenamento, ma anche della bella atmosfera che si respira tra gli atleti. Giovanissimi gli assistenti, che li guidano negli allenamenti. Un paio arrivano dal gruppo scout, altri si sono avvicinati alla squadra col passaparola e ormai ne sono parte integrante. "La cosa bella è che tutto, battuta e corsa, avviene in piena autonomia". Ad esempio, nella corsa da una base all’altra, gli atleti sono guidati dal suono del battito di mani dei compagni, che tracciano così un “percorso sonoro“ che permette di correre senza guida. "È stato un ex nazionale, Alfredo Meli, ad adattare il baseball per i non vedenti. Ora anche in America stanno iniziando ad adottare questo modo di giocare. Lì il baseball per ciechi c’è da decenni, ma loro usano una pallina elettronica. Grazie a Don Landolphi, invece, il baseball per ciechi ‘italiano’ è arrivato da Brescia agli Stati Uniti". La squadra ora è pronta a ripartire col campionato: il 22 marzo. Il sogno, però, è un campo dove allenarsi (oggi si usa la palestra della ‘Calvino’ e il vecchio campo da hockey di San Polo) e disputare le partite, visto che, per quelle in casa, bisogna andare a Bergamo.
CronacaLa partita più difficile. Baseball ciechi negli Usa: "Noi, ancora senza campo"