FEDERICA PACELLA
Cronaca

La periferia dei dimenticati. Viaggio nelle Case del sole dove l’elettricità è un lusso

Brescia, domenica un uomo è rimasto fulminato tentando un allaccio abusivo. Solo l’ultimo episodio di degrado all’interno dei condomini in parte occupati.

La situazione nei palazzoni di via Milano, nati non per l’edilizia pubblica ma poi, dopo il fallimento della proprietà, diventati in buona parte appartamenti Aler. Domenica si è scatenato un incendio

La situazione nei palazzoni di via Milano, nati non per l’edilizia pubblica ma poi, dopo il fallimento della proprietà, diventati in buona parte appartamenti Aler. Domenica si è scatenato un incendio

Un caso di cronaca che è la punta dell’iceberg di una questione sociale che va oltre i confini dei condomini delle Case del sole. La vicenda dell’uomo che, nella notte di domenica sera, è rimasto fulminato mentre cercava di attaccarsi abusivamente ai contatori dei condomini regolari, riapre il sipario sulla situazione dei palazzoni di via Milano, nati non per l’edilizia pubblica, ma poi, dopo il fallimento della proprietà, diventati in buona parte appartamenti Aler. L’incendio di domenica non è stato lieve: ancora lunedì, come raccontano i volontari dell’Associazione Via Milano 59 che seguono da anni questo lembo di periferia, si sentiva odore di bruciato. L’uomo è ancora in gravi condizioni; con lui ci sarebbe stata una seconda persona che però ha fatto in tempo a scappare. Il palazzo era rimasto senza corrente (il Comune si è occupato dei pasti, perché gli appartamenti hanno tutti l’induzione), ma lunedì sera la corrente è stata riattaccata. La questione, però, si diceva, va oltre i confini dello stabile. Come evidenziano anche i volontari di Via Milano 59, con la riqualificazione dell’Ideal Standard (dove è sorto il nuovo teatro Borsoni), tanti senza tetto si sono “trasferiti“ tra il parco della Rosa Blu e i sotterranei delle Case del Sole.

A questo si aggiungono anche le occupazioni degli appartamenti vuoti (una trentina): ai piani quattro e cinque c’è sempre qualche inquilino abusivo (come l’uomo che stava cercando di attaccarsi alla corrente), con un via vai che preoccupa i residenti regolari. Questi ultimi si trovano a vivere nell’insicurezza, con porte e luci rotte (l’amministratore condominiale non darebbe risposte celeri), a fronte di spese condominiali altissime, poco sostenibili per persone che, in genere, si trovano lì in quanto assegnatarie di casa popolare. In questo contesto, il lavoro di ricucitura portato avanti da realtà come l’associazione via Milano 59 inizia a dare i suoi frutti: il piano terra è stato recuperato e usato per scopi sociali, gli incontri e le cene sono partecipate, c’è solidarietà tra gli inquilini. Restano però i problemi quotidiani e l’incognita sugli appartamenti vuoti: se diventano a canone sociale, secondo i volontari di Via Milano 59, servirà un presidio fisso attivo, perché un classico portierato sociale non basterebbe a scongiurare il rischio che diventi una nuova Tintoretto.