La protesta era annunciata. C’è stata, molto più ampia del previsto. E con un colpo di scena: l’uscita in massa dei magistrati - moltissimi i giudici - dall’aula della cerimonia quando ha preso la parola la rappresentante del Csm, Claudia Eccher, anziché il rappresentante del Governo, Gaetano Campo, come si pensava. L’origine del dissenso, com’è noto, è la riforma che punta alla separazione delle carriere. Quando Eccher a sorpresa ha attaccato a esporre il suo parere personale chiedendo fiducia per il legislatore perché "nulla muterebbe per quanto riguarda l’indipendenza dei magistrati", i registi della giustizia dopo uno scambio di sguardi esterrefatti e di borbottii, hanno lasciato l’aula, nella quale si erano peraltro seduti sull’“Aventino“, dalla parte opposta rispetto alle autorità. Tra loro, i procuratori di Cremona e di Bergamo, Silvio Bonfigli e Maurizio Romanelli, l’aggiunto di Brescia, Nicola Serianni. Anziché illustrare come da prassi la realtà del distretto, il pg Guido Rispoli ha dedicato integralmente il suo intervento alle perplessità nei confronti di "una riforma che sposterebbe la conduzione delle indagini nelle mani della polizia giudiziaria, la quale sotto il profilo tecnico è capacissima ma certo si porrebbe un problema di indipendenza, giacché risponde ai ministri. Siamo sicuri di volere un simile modello, in cui il pm viene notiziato solo alla fine?" si è chiesto Rispoli, ricordando Falcone e Borsellino, che già nel ‘91 mettevano in guardia dalla tentazione del potere politico di “mortificare“ il pm con la separazione delle carriere. Anche la presidente della Corte, Giovanna di Rosa, ha sostenuto che "così il rischio di assoggettamento del pm all’Esecutivo è maggiore". Favorevoli invece gli avvocati: "Il giusto processo impone la separazione delle carriere" ha concluso il presidente dell’Ordine, Giovanni Rocchi.
CronacaLa protesta annunciata. Separazione delle carriere. Le toghe dicono "no"