Erbusco (Brescia) – Un volo da Linate decollato ieri mattina l’ha portato negli Stati Uniti. "Almeno una volta al mese sono qui", svela Silvano Brescianini (nella foto), presidente del Consorzio Franciacorta e amministratore delegato della cantina Barone Pizzini. Viaggi giustificati anche dagli ultimi numeri: nel 2024 il 12,6% delle bollicine vendute nel mondo sono state destinate agli Usa, secondo mercato dopo la Svizzera (22,1% dell’export totale).
"Gli importatori si aspettano dei dazi sull’acquisto dei vini europei, anche se le tassazioni più alte dovrebbero riguardare i prodotti dal Messico e dal Sudamerica. Non abbiamo certezze, a fine novembre gli importatori non hanno fatto scorte eccessive perché il costo del denaro era ancora alto e riempire i magazzini non era conveniente. Se i dazi saranno minimi non ci sarà un grande impatto, in caso contrario le conseguenze saranno pesanti".
Maurizio Zanella, presidente e fondatore di Ca’ del Bosco, una delle cantine di punta della Franciacorta, non nasconde "la preoccupazione" per quanto potrebbe accadere negli Stati Uniti anche se – precisa – "nessuna decisione potrebbe determinare un problema strutturale" perché le vendite negli Usa pesano "il 2,5% sul nostro fatturato".
Ma al di là dei numeri l’introduzione dei dazi avrebbero un rischio: "interromperebbe un percorso virtuoso di 40 anni che ha portato il Franciacorta a raggiungere valori più che raddoppiati rispetto agli altri spumanti italiani. L’America rappresenta il primo mercato al mondo per l’acquisto di vini di qualità. Speriamo che il precedente della prima amministrazione Trump, che escluse l’Italia dai dazi applicati al vino, si ripeta".