BEATRICE RASPA
Cronaca

Delitto di Temù: tre persone e una mente (malata) sola? Perché le difese chiedono una nuova perizia

Gli avvocati del trio condannato all’ergastolo per l’assassinio di Laura Ziliani giocano la carta del “vizio collettivo”. E il legale di Mirto aggiunge: “Sbagliato, in primo grado, non graduare la pena”

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Paola Zani condannata all’ergastolo in primo grado con la sorella e il fidanzato

Temù, 21 ottobre 2024 – Richiesta di nuova perizia sulla capacità di intendere e di volere del gruppo. Perché quel gruppo, l’ex trio criminale di Temù - che poi durante il processo di primo grado si è sfaldato sotto i colpi di un duro rimpallo di colpe - potrebbe avere agito sotto l’influsso di una sorta vizio di mente collettivo, sebbene ai singoli non sia stato diagnosticato alcun problema psicopatologico. Anzi: per lo psichiatra Giacomo Filippini i tre sono “più intelligenti della media”.

In appello calvalcano questa convinzione le difese degli imputati dell’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa 55enne che l’8 maggio 2020 fu narcotizzata con le benzodiazepine, strozzata a mani nude, infine sotterrata in biancheria intima, lungo il greto del fiume Oglio.

L’appello

Venerdì è iniziato il processo di secondo grado per le figlie, Silvia e Paola Zani, 29 e 21 anni, e per il sopranista Mirto Milani, 29, fidanzato di entrambe. Condannati all’ergastolo, ora sperano nelle attenuanti generiche per ottenere una rimodulazione del carcere a vita.

L’udienza l’altro giorno si è aperta con la richiesta dei legali di Silvia a Mirto di giustizia riparativa, iter che è stato loro accordato. Dopo la richiesta di conferma della sentenza del pg, Domenico Chiaro, cui si sono associati la figlia della vittima Lucia, 26 anni, che soffre di un lieve ritardo mentale, con la nonna Marisa e gli zii Michele e Massimo, la parola è passata all’avvocato Maria Pia Longaretti, che assiste Silvia.

La richiesta

Per prima ha chiesto una nuova perizia rilanciando l’ipotesi adombrata in Assise dal consulente di parte, lo psichiatra Nicola Poloni: la possibilità di una personalità psicotica gruppale.

“L’accertamento non fu fatto, ma sarebbe stato utile per scattare una fotografia sui diversi ruoli degli imputati” ha dichiarato. “Silvia nel 2016 dopo la morte del padre subì un ricovero per depressione. Ha delle fragilità, sta bene in carcere. Quando ha ucciso avrebbe potuto fermarsi ma ragionava con una logica diversa”.

Il caso pagamenti

Poi, rispondendo alle parti civili che hanno lamentato il mancato pagamento delle provvisionali e chiesto il sequestro conservativo delle quote di eredità paterna degli immobili di proprietà delle sorelle imputate, (dichiarate indegne all’eredità materna, ndr) o la vendita immediata di un appartamento: “Per pagare abbiamo fatto quanto potevamo. Abbiamo nominato un procuratore speciale per la proposta di vendita ma troviamo ostruzionismo”.

La presunta differenza

L’avvocato Stefania Prestipino, invece, assiste Mirto: “La Corte di primo grado ha fallito non graduando la pena. Se fosse prevalsa la volontà di Mirto l’omicidio non sarebbe stato compiuto. Anche quella sera cercò di dissuadere le ragazze ma venne insultato e colpito da Silvia. Rimase in una stanza da solo in preda all’agitazione e decise di raggiungerle solo quando capì che il punto di non ritorno era stato passato. Solo allora tolse le mani di Silvia dal collo della signora e mise le sue”.