FEDERICA PACELLA
Cronaca

Le spiegazioni di chi alza le mani "Gli schiaffi? Sono stato provocato"

Lo sportello d’ascolto dell’associazione il Cerchio degli Uomini ha in carico 400 "maltrattanti": adulti di ogni età che seguiti dagli psicoterapeuti riscoprono l’importanza dei sentimenti e del rispetto

di Federica Pacella

"Mi ha strappato di mano gli schiaffi, una donna non può agire così". "Sono stato provocato". Un refrain, dice Bruno Barbieri, terapeuta sistemico nonché presidente del Cerchio degli Uomini, che si ripete quando gli uomini maltrattanti iniziano il percorso presso lo sportello di ascolto nato a Brescia 9 anni fa. "Facciamo una vera e propria psicoterapia, attraverso un lavoro in gruppo, con non più di 12- 13 persone", racconta. Sono circa 400 i maltrattanti passati in questi anni dal Cerchio degli Uomini, che è parte integrante della Rete antiviolenza bresciana (da poco sono state firmante anche convenzioni con il carcere ‘Nerio Fischione’ e con l’Ufficio esecuzione pene esterne). "All’inizio i maltrattanti venivano da noi volontariamente, sollecitati da mogli e fidanzate che, a loro volta, si erano rivolte ai centri antiviolenza. Ora chi arriva ha già agito violenza ed è mandato dal Tribunale". Per condanne inferiori a due anni per reati da Codice rosso, può esser, infatti, prevista la sospensione condizionale della pena subordinata a percorsi di recupero presso associazioni come il Cerchio degli Uomini (nel Bresciano è l’unica, tanto che in lista d’attesa ci sono 10 persone). I risultati, però, sono migliori quando l’accesso avviene volontariamente. "In media, a fine percorso non si supera il 25% di uomini che realmente cambiano la struttura del pensiero violento. Per gli altri si arriva comunque ad un cambiamento nel comportamento e ad una presa di coscienza, che è comunque positivo. In genere, la motivazione, per quelli mandati dal Tribunale, è scarsa: finito il periodo previsto, non si vedono più. Per questo stiamo pensando di mettere in campo anche sostegni individuali accanto a quelli di gruppo". Il gruppo viene guidato da una coppia di professionisti, uomo e donna.

"Una scelta ben precisa, per rappresentare meglio il pensiero femminile, ma non è stato facile farlo accettare". Ma chi sono questi uomini maltrattanti? "Dal punto di vista psicologico, la maggior parte sono persone fragili. L’agire violenza li fa sentire più ‘uomini’ nel modo più sbagliato che ci possa essere. In genere, vengono da famiglie in cui la violenza è quasi sempre esistita. Per questo scuola e società sono fondamentali per riuscire a plasmare una struttura di personalità diversa, in cui il rispetto sia alla base dei rapporti".

Trasversale età ed estrazione sociale dei maltrattanti, mentre il credo religioso può, in alcuni casi, radicalizzare il modo di concepire il rapporto tra uomo e donna. "Notiamo che i musulmani hanno una difficoltà maggiore a riconoscere una parità, per loro è normale essere il capofamiglia e che la donna stia due passi indietro. Per questo diventa più difficile far accettare che la violenza sia intollerabile".