GABRIELE MORONI
Cronaca

Omicidio Desirée Piovanelli, un pool di esperti per riaprire il caso

L'iniziativa della difesa di Giovanni Erra che sta scontando in carcere l'ergastolo per il delitto di Leno

La cascina dove si consumò il delitto

Leno (Brescia), 9 maggio 2019 - Mette in campo un pool di esperti la difesa di Giovani Erra, l’unico adulto di quello che venne chiamato il “branco” di Leno che comprendeva due sedicenni e un quattordicenne. Erra sconta una condanna definitiva a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Desirée Piovanelli, all’epoca 15 anni ancora da compiere. Era il 28 settembre del 2002, a Leno. Impegnati nello sforzo di dimostrare l’estraneità del loro assistito, la sua assenza dal luogo del massacro, gli avvocati Antonio Cozza e Nicodemo Gentile, stanno riunendo un gruppo che comprende un criminologo, un medico legale, un biologo, uno psicologo, e posto alcuni quesiti. Due in particolare.

Primo. Ripercorrendo le macchie di sangue e applicando l’analisi BPA (Bloodstain Pattern Analysis), si dovrà ripercorrere quanto accadde fra le mura diroccate della cascina Ermengarda. Si dovrà spiegare perché un uomo e tre ragazzi (uno dei quali armato di un coltello), che disponevano di fascette autobloccanti, non sono stati in grado di neutralizzare rapidamente una ragazzina. Al contrario, per quanto atterrita, Desirée lotta disperatamente mentre tentano di immobilizzarla, di tapparle la bocca, di bloccarla, di legarla. "Mi fai schifo", getta in faccia a Nicola B. Riceve una coltellata al petto. Riesce a rialzarsi, a fuggire lungo a scala di legno. Lascia tracce di sangue e l’impronta di una mano insanguinata sul muro. Cade sui gradini, si rialza, raggiunge il pianerottolo. Ridiscende, tenta di aprirsi in qualche modo un varco. Si aggrappa alle pareti per non farsi trascinare nuovamente di sopra. Afferra più volte la lama del coltello ferendosi alle dita. Non smette di urlare, piangere, invocare pietà. Sono in due a sollevarla di peso e a trasportarla al primo piano. Desy si affaccia alla finestra, vorrebbe invocare aiuto, forse buttarsi di sotto in cerca di salvezza. Viene colpita alle spalle.

 

Secondo interrogativo. È stata trovata traccia di uno solo del gruppo. Nicola B, che si è ferito con il coltello Kaimano acquistato in un supermercato, lascia del sangue in corrispondenza del quinto gradino della scala e una traccia genetica (presumibilmente sangue, secondo il Ris) su un fazzoletto di tela, colore bianco e verde. E gli altri, Erra e i due minori, Nico V. e Mattia F.? Perché si chiedono i legali di Erra, non si è trovato sangue sui loro indumenti, anche se sequestrati una settimana dopo l’omicidio? Perché Erra non sporca l’abitacolo della sua auto? E perché l’operaio trentaseienne non si cura di ripulire la vettura? E sulla felpa di Desirée è stato trovato un profilo (qualificato come probabile sangue) che non appartiene a nessuno dei quattro.