BEATRICE RASPA
Cronaca

Aereo precipitato a Los Roques: Elda e Guido, otto anni di rabbia e misteri

Il velivolo su cui viaggiavano i due coniugi precipitò nel mare del Venezuela nel 2013: ancora nessuna certezza sulle cause dell’incidente

Guido Foresti ed Elda Scalvenzi

Pralboino (Brescia), 5 gennaio 2021 - Sono passati otto anni da quando il piccolo aereo da turismo su cui viaggiavano i coniugi di Pralboino Guido Foresti ed Elda Scalvenzi, di ritorno da una vacanza al caldo a Los Roques con gli amici Vittorio Missoni e Maurizia Castiglioni, si inabissò nei mari da sogno dell’arcipelago venezuelano. Era il 4 gennaio 2013. Per la famiglia dell’imprenditore della Bassa e della consorte, che come tutti gli anni ieri sera hanno celebrato una messa ricordo nella parrocchiale di Pralboino, la ricorrenza getta sale su ferite rimaste aperte. I ricordi, appesantiti dall’incertezza, dall’assenza di punti fermi, fanno rimontare il dolore e l’amarezza.

"Per noi il tempo è come non fosse passato - dice l’ex sindaco di Ghedi, Osvaldo Scalvenzi, che è anche presidente della BCC Agrobresciano, uno dei fratelli di Elda - Dopo i primi mesi non abbiamo più avuto notizie. I resti non li abbiamo mai avuti, la conferma della loro identità nemmeno, e questo dramma rimane un mistero. Difficile darsi pace".

Foresti, titolare della Foresti laterizi srl, un centinaio di dipendenti, era un uomo molto attivo nella comunità, e non solo. Grande appassionato d’auto d’epoca, era un assiduo corridore della Mille Miglia. Ora al suo posto in azienda c’è il figlio Pietro, che quando non vide rientrare a casa i genitori aveva 21 anni, mentre il fratello, Cesare, oggi studente universitario, ne aveva solo 16. Elda e Guido giravano spesso il mondo con Vittorio Missoni - il figlio dello stilista Ottavio - e Maurizia Castiglioni, ma anche i familiari Beppe Scalvenzi, altro fratello di Elda, e la consorte Rosa Apostoli. 

Su quel piper mai arrivato all’aereoporto di Caracas sarebbero dovuti salire anche Rosa e Beppe Scalvenzi. Una coincidenza però - Rosa si attardò in spiaggia fino all’ultimo per prendere il sole - li ha salvati. Il bimotore Briten Norman BN2, ai comandi due piloti, sparì dai radar poco dopo il decollo dall’isola di Gran Roque, in un momento in cui all’orizzonte si profilava un temporale. Da allora è stato un susseguirsi di ansia, sconforto, ipotesi e congetture, attese e smentite, finché il mare dieci mesi dopo restituì i resti che le autorità venezuelane sostengono essere del bimotore caduto e di alcuni passeggeri. I 19 reperti biologici portati a galla da una squadra di sommozzatori hanno consentito di identificare i piloti e Maurizia Castiglioni. Ma per quanto riguarda marito e moglie di Pralboino e Vittorio Missoni è mancata qualsiasi certezza

L’esito della prova comparativa del Dna non è mai arrivata in Italia e le autorità di Caracas si sono dette disposte a consegnare le ceneri, ma non i corpi, come invece chiedevano le famiglie. Il rientro delle salme non solo avrebbe consentito la celebrazione del funerale, ma anche l’avvio di approfondimenti sulle cause effettive della sciagura, che fu attribuita velocemente alla rottura di una barra posteriore dell’aereo. Si disse che fu un incidente, dunque, ma vi fu nessuna comunicazione ufficiale. E mai si indagò sulle condizioni psicofisiche dei poveri piloti, i venezuelani Hern an Jose Marchan e Juan Carlos Ferrer Milano.

Come se non bastasse, ad accrescere i dubbi ci si è messo un altro giallo, ossia l’improvvisa scomparsa nel 2019 di Hugo Marino, l’intermediario governativo italo-venezuelano che nel giugno 2013 aveva coordinato le operazioni di ritrovamento del bimotore, e che era in contatto con i parenti delle vittime. Il titolare della Sea Corporation atterrò all’aereoporto di Caracas il 20 aprile 2019, e poi sparì. Inghiottito da un mistero senza fine.