Brescia – Alterazioni delle connessioni cerebrali nei giovani esposti agli inquinanti dell’aria, alle polveri sottili e in particolare al Pm 2.5. Lo ha riscontrato lo studio scientifico americano della Wayne State University e del Cincinnati Children’s Hospital, rilanciato dalla Società italiana di neurologia ieri, nel giorno del World Brain Day. I ricercatori, diretti da Clara Zundel, dopo aver studiato 10mila giovani americani con età fra 9 e 12 anni ricavati dal database Abcd (Nationwide Adolescent Brain Cognitive Development), hanno scoperto come l’esposizione agli inquinanti dell’aria, alle polveri sottili e in particolare al Pm 2.5, provochi alterazioni delle loro connessioni cerebrali con conseguenti disturbi dell’attenzione e problemi mentali. Lo studio pubblicato sulla rivista Brain Connectivity da un gruppo di neurologi, psichiatri, epidemiologi ambientali e biostatistici indica che l’esposizione in un’età in cui si stanno sviluppando le principali connessioni cerebrali è particolarmente pericolosa.
"Il dato nuovo – spiega Alessandro Padovani, presidente Sin, direttore della clinica di neurologia e prorettore alla ricerca dell’Università degli Studi di Brescia – è che lo studio dimostra che, soprattutto nel cervello dei bambini e degli adolescenti, nel momento in cui non è maturo e non si è consolidato, l’esposizione potrebbe alterare in modo significativo la struttura stessa. Il lavoro non dice se queste persone siano poi meno capaci, ma altri studi dimostrano un effetto non favorevole, attraverso meccanismi diversi, tra cui l’induzione di una infiammazione sistemica". Un campanello d’allarme ulteriore, dunque. "Bisogna guardare ai fattori di rischio in modo globale, evitando frammentazioni".