REDAZIONE BRESCIA

Maltrattamenti come fatto culturale, il procuratore capo di Brescia si dissocia dal “suo” pm

Una nota di Francesco Prete, capo dell’ufficio inquirente, sulla vicenda del bengalese accusato di aver vessato la moglie: “Ripudiamo ogni forma di relativismo giuridico”

Il tribunale di Brescia; nel tondo, il procuratore capo Francesco Prete

Brescia, 12 settembre 2023 – Maltrattamenti alla moglie come fatto culturale? La strampalata tesi è stata sostenuta da un pm in servizio alla procura di Brescia, a suffragio della richiesta di assoluzione nei confronti di un uomo originario del Bangladesh.

Sulla vicenda è intervenuto in una nota il procuratore capo di Brescia Francesco Prete. “In merito agli articoli di stampa relativi alle conclusioni rassegnate dal pm nel processo a carico di” un imputato bengalese, “faccio presente che queste, in base alle norme del codice di procedura penale, non possono essere attribuite all'ufficio nella sua interezza".

Il riferimento legislativo, prosegue il comunicato, è “all'articolo 53 del codice di procedura penale ('nell'udienza il magistrato del pubblico ministero esercita le sua funzioni con piena autonomia') e all'articolo 70 dell'ordinamento giudiziario".

No al relativismo

Il capo dell’ufficio inquirente della città della Leonessa ha anche voluto garantire sull’operato dell’intera procura, nei casi riguardanti questioni di genere ed eticamente sensibili. “Questa Procura della Repubblica - è ancora nella nota - ripudia qualunque forma di relativismo giuridico, non ammette scriminanti estranee alla nostra legge ed è sempre stata fermissima nel perseguire la violenza morale e materiale di chiunque a prescindere da qualsiasi riferimento ‘culturale' nei confronti delle donne".

Sull’ipotesi di ispezioni ministeriali, infine, il procuratore capo – a nome di tutto l'ufficio – si dice assolutamente tranquillo, nella convinzione che tutti i magistrati in servizio abbiano sempre operato nel rispetto assoluto della legalità, seguendo i dettami di Costituzione e legge.