
Serena Reali, 37 anni, il 5 aprile a Brescia ha dato alla luce Santiago, concepito grazie ad un percorso di fecondazione assistita in Spagna: in Italia è vietata alle single
“Non ho commesso alcun reato. Ho solo voluto diventare madre, con responsabilità e amore”. Sono le parole di dichiara Serena Reali, 37 anni, che il 5 aprile scorso a Brescia ha dato alla luce Santiago dopo aver portato a termine un percorso di procreazione assistita in Spagna, perché questa procedura in Italia è ancora vietata alle single: per accedervi avrebbe dovuto essere sposata o avere una convivenza stabile.
Reali, compiuta la sua scelta, e partorito un bel bebè, sta portando avanti una battaglia di legalità insieme all’associazione Luca Coscioni, diventando uno dei volti della campagna dell’Associazione Luca Coscioni Pma per tutte con cui si chiede la cancellazione dell’irragionevole divieto di accesso alla Procreazione medicalmente assistita (Pma) per le donne single.
La donna è intervenuta “ad adiuvandum” nel procedimento in tribunale a Firenze e poi, a seguito della questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice, si è costituita come parte in Corte costituzionale sul caso di Evita che si è vista negare nel rispetto della legge 40 da un centro toscano la possibilità di effettuare la Pma in quanto donna singola. La sentenza è attesa nelle prossime settimane.
Reali: “Diritto alla maternità”
Santiago è nato dopo un percorso di fecondazione assistita in Spagna che Serena Reali, trentasettenne di Brescia, ha affrontato da sola. In Italia è infatti vietato: possono accedere alla fecondazione medicalmente assistita solo le coppie sposate o stabilmente conviventi (articolo 5 della legge 40 del 2004).
“Il mio Santiago è nato – spiega Serena Reali– ma è soprattutto nato dal mio desiderio consapevole di maternità. L’ho cresciuto già nei pensieri, poi nella pancia e oggi tra le mie braccia. Eppure, per lo Stato italiano, io non avrei potuto nemmeno iniziare quel percorso. Ho dovuto affrontare tutto da sola, con 10mila euro di spese e un viaggio in Spagna. Quante altre donne non possono permetterselo? È giusto che il diritto alla maternità sia riservato a chi ha un compagno o un marito?”.
“Il legislatore discrimina le donne”
"Oggi attendiamo la sentenza della Corte, visto che il legislatore italiano discrimina le donne che intendono assumersi questa responsabilità anche da sole – spiega Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni che da oltre vent’anni è protagonista della battaglia contro la legge 40/2004 sulla Pma -. Se la Corte dovesse accogliere le motivazioni alla base dell’incidente di costituzionalità, sarebbe un passo decisivo per garantire in Italia il diritto alla genitorialità libera e responsabile.
Nessuna donna dovrebbe essere costretta a emigrare per realizzare un progetto di famiglia. Le tecniche esistono, non si crea vuoto normativo poiché la donna sola che autocertifica che non ha un compagno o una compagna e produce certificazione dello stato civile è equiparata alla persona sterile che ha necessità di un gamete e le tecniche eterologhe sono state ripristinate, grazie alla Corte costituzionale, dal 2014. Inoltre, la donna che accede alla Pma in base alla legge 40 non può disconoscere il nato. Quindi le tecniche di Pma e il diritto già intervengono per la tutela dei diritti dei soggetti coinvolti.
Divieti smantellati
Grazie anche alle difese delle persone che avevano necessità di accedere alla fecondazione assistita, che Gallo ha compiuto con l’associazione Coscioni, la Corte costituzionale ha smantellato molti dei divieti previsti: nel 2009 è stato cancellato il limite ai tre embrioni e l’obbligo del loro impianto simultaneo; nel 2014 il divieto di fecondazione eterologa; nel 2015 è stato riconosciuto il diritto all’accesso alla Pma anche per le coppie fertili portatrici di malattie genetiche; nello stesso anno è stato rimosso il divieto di selezione degli embrioni per evitare patologie gravi. Restano ancora in vigore l’impossibilità per single e coppie omosessuali di accedere alla Pma e il divieto di ricerca sugli embrioni non idonei per una gravidanza. Inoltre, sarebbe necessaria una legge per la gravidanza solidale per altri.
L’incidente di costituzionalità è stato sollevato dal tribunale di Firenze, che ha rinviato alla Consulta la valutazione sulla legittimità della norma che esclude le donne non coniugate o non conviventi da questo diritto fondamentale.