
Un dogo argentino. L’uomo ne aveva diversi, con orecchie tagliate e forte aggressività
Manerba (Brescia) - Era stato arrestato nel giugno 2017 per maltrattamenti nei confronti della compagna, che aveva chiamato i carabinieri in lacrime perché malmenata, e in quell’occasione gli investigatori trovarono anche alcuni cani di razza dogo argentino con orecchie tagliate, anomala aggressività e inquietanti ferite sul corpo. Cani che, stando agli investigatori, il proprietario non aveva esitato a scagliare contro di loro. Le bestie furono sequestrate dai forestali, ne nacque un’indagine parallela e, mese dopo mese, i sospetti hanno trovato riscontro: per l’accusa i cani erano allevati per lotte clandestine. La vicenda è sfociata in un rinvio a giudizio e ieri per un quarantenne di Manerba si è aperto il dibattimento. Pluripregiudicato, l’uomo è imputato di maltrattamenti di animali oltre che, appunto, di allevamento e addestramento di cani da combattimento. Dopo l’acquisizione delle prove, il giudice Maria Chiara Minazzato ha accolto la costituzione di parte civile della Lav, rappresentata dall’avvocato Vittorio Arena.
Gli accertamenti scattati in concomitanza con l’arresto hanno posto in luce che l’imputato non faceva mistero, anzi pare si vantasse di allevare i molossoidi proprio per farli combattere fino a dissanguarsi contro altre bestie, tra cui persino cinghiali, dei quali teneva qualche cucciolo per organizzare lotte a comando. Per rendere i cani più adatti e feroci, tagliava loro preventivamente le orecchie e li sottoponeva, sostiene la procura, a trattamenti privativi. A riprova, anche la testimonianza di un veterinario, che avrebbe riscontrato sul corpo di un dogo ferito lesioni compatibili con lo scontro con un ungulato. "È un processo molto importante perché riguarda un aspetto dei combattimenti tra animali non ancora del tutto esplorato, come l’allevamento e l’addestramento alla lotta – ha dichiarato il responsabile dell’osservatorio nazionale zoomafia della Lav, Ciro Troiano, criminologo –. Il combattimento non è che l’evento finale di un’attività criminale che inizia con l’allevamento e che sottopone a maltrattamenti e privazioni etologiche gli animali". Vicende simili siano da stimolo a governo e parlamento – l’auspicio degli animalisti – perché "accelerino l’iter della proposta di legge volta a rendere più severa ed efficace la legge sul maltrattamento e l’uccisione di animali".