Una stima spannometrica dice che per ogni 3 medici di medicina generale che vanno in pensione, ne entra uno. Un grosso problema, se consideriamo che entro il 2026 dovrebbero andare in pensione quasi 2500 medici di base e pediatri di libera scelta in Lombardia, che rischia di accrescere la carenza del 10-15% (dato 2021) che si riverbera soprattutto su chi abita nelle zone periferiche. Gli ambiti carenti si concentrano, infatti, nelle zone meno appetibili (aree interne, zone periferiche), dove la platea di possibili pazienti è ridotta, ma non lo sono i costi per aprire e mantenere gli ambulatori o per assumere personale infermieristico e di segreteria.
A marzo sarà pubblicata la nuova ricognizione, ma lo scorso anno erano 1166 i posti disponibili in Lombardia tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Di fatto, se la norma, a livello nazionale, indica in 1500 il tetto di pazienti per medico di base, secondo l’elaborazione fatta da Cittadinanzattiva evidenzia come a Brescia, ad esempio, si sia già superata con 1516 over 15 per ogni medico di famiglia. Dallo scorso anno, Regione Lombardia ha consentito ai medici di poter innalzare il tetto a 1800 su base volontaria, ma non è escluso che si possa arrivare anche ai 2mila e oltre.
Se, infatti, da una parte c’è la fuoriuscita dal sistema per effetto dei pensionamenti (dopo Covid, sono aumentati anche i pensionamenti anticipati per chi ne ha i requisiti), dall’altra non si riesce a compensare con i nuovi ingressi. Un problema non tanto di numero chiuso della facoltà di medicina, quanto di scarsa programmazione e di poca attrattiva della specializzazione in assistenza primaria rispetto ad altre specialità. Lo scorso anno, ad esempio, al concorso si è presentato solo il 54% dei candidati rispetto ai posti disponibili, con un’inversione a ‘U’ rispetto agli anni precedenti quando le domande superavano l’offerta. L’assessorato al Welfare di Regione ha previsto un piano di incentivi, ma a monte c’è la carenza di personale.
"Noi abbiamo una carenza relativa di medici – è l’analisi di Ottavio Di Stefano, presidente dell’Ordine di Brescia – perché in questo momento abbiamo la gobba pensionistica, legata ai baby boomer. Il problema vero, però, è l’attrattività della professione del medico. La remunerazione è un elemento, ma i medici di medicina generale la chiedono soprattutto per poter pagare personale amministrativo e infermieristico".
Dal sondaggio ‘Salute per tutti? - Elezioni regionali lombarde: le priorità secondo i medici bresciani’, fatto tra i propri iscritti, l’Ordine bresciano ha rilevato che l’altro grande ‘fardello’ è la burocrazia, che sottrae tempo clinico da dedicare ai pazienti (ne è convinto l’86,3%). "Quello che emerge, in maniera trasversale, è che il medico vuole avere tempo per dedicarsi al suo lavoro principale – sottolinea Di Stefano – mentre le incombenze burocratiche sono uno degli elementi di disagio, che rende anche meno attrattiva la professione".