ANTONELLA COPPARI
Cronaca

Meloni ricorda Borsellino Giustizia, c’è il primo sì del Colle

Arriva il via libera per l’invio della riforma Nordio alle Camere. Ma restano alcune riserve dal Quirinale. La premier ieri a Palermo ha rassicurato sul concorso esterno in associazione mafiosa: non si tocca. .

Meloni ricorda Borsellino Giustizia, c’è il primo sì del Colle

di Antonella Coppari

Dopo aver tenuto a lungo il governo a bagnomaria, Mattarella lo autorizza a presentare alle Camere la riforma della giustizia. Lo fa il giorno dell’ anniversario della strage di via d’Amelio, in cui Giorgia Meloni completa la sua ’inversione’ a U sul tema bacchettando tanto il guardasigilli Nordio quanto Marina Berlusconi. Il capo dello Stato ritiene superfluo accompagnare il via libera con un messaggio: ciò che gli premeva mettere in chiaro l’ha detto alla premier giovedì scorso. Del resto, il ritardo con cui ha firmato il lasciapassare al ddl Nordio per l’inizio dell’iter in Senato vale quasi quanto un commento formale. È un segnale preciso: dà per scontato che i suoi rilievi e i suoi dubbi, specie sull’abolizione dell’abuso d’ufficio, siano stati nettamente recepiti dalla premier.

Magari a Montecitorio le linee di comunicazione sono disturbate: qualche ora dopo il disco verde, la maggioranza (con la complicità dell’ex terzo Polo) in commissione politiche dell’Unione europea boccia la direttiva Ue sull’anticorruzione di cui l’abuso d’ufficio è un cardine. Dire che l’episodio al Quirinale non è stato preso bene suona come un eufemismo. Ma lassù si è scelto di aspettare e vedere come andrà finire il film. Dopo l’approvazione del Parlamento, la riforma dovrà tornare sul Colle per una firma ancor più pregnante, senza la quale il testo non può diventare una legge. In realtà, spiegano i soliti bene informati, accogliere la direttiva avrebbe reso inevitabile una marcia indietro totale sul ddl giustizia. Senza contare la necessità per la destra di difendere "l’autonomia legislativa" dei singoli paesi.

Il voto non implica una marcia indietro rispetto agli impegni assunti da Giorgia nel colloquio ma certo rivela quanto delicata sia ancora la situazione. E c’è chi dentro FdI non esclude, anzi, auspica che si arrivi all’ incidente con l’Europa che permetterebbe di liberarsi se non del guardasigilli di alcune sue norme che tanto esaltano i forzisti e i leghisti. Non a caso, malgrado le formali assicurazioni ottenute dalla leader tricolore, il capo dello Stato coglie l’occasione offerta da una data evocativa come il 19 luglio per mettere un definitivo paletto contro eventuali tentazioni di intervenire sul concorso esterno in associazione mafiosa: "L’esempio di Falcone e Borsellino ci invita a vincere l’indifferenza, a combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità, a costruire solidarietà e cultura dove invece le mafie puntano a instillare paura". Fatto sta che Meloni sembra decisa a completare la retromarcia sul fronte della giustizia. Vola a Palermo per la ricorrenza della strage e avverte: "Il coraggio e l’integrità sono doni che Paolo Borsellino ci ha lasciato e che tanti giovani hanno deciso di raccogliere per affermare due valori imprescindibili: la legalità e la giustizia".

Dopo aver reso omaggio alle tombe del magistrato ucciso 31 anni fa a via D’Amelio e del collega nonché amico Falcone, dichiara: "Le cose che si vogliono fare, si fanno. Del resto, si può evitare di parlare. Nordio ha risposto a una domanda sul concorso esterno in associazione mafiosa. Ma lui stesso ha detto che non era una cosa prevista nel programma di governo". Parole che non bastano a Salvatore Borsellino: "Nordio dovrebbe fare un passo indietro".

Il ministro della Giustizia(che commemora il magistrato a Roma) lo accontenta: "Non ho mai voluto modificare quella disciplina. Anzi, quando ero giudice ho sempre contestato il reato associativo". Alla premier, però, non basta imbavagliare il ciarliero guardasigilli, ma ci tiene a spiegare che non è stata la paura di contestazioni a tenerla lontana dalla fiaccolata della destra: "Chi mi dovrebbe contestare? La mafia? Ho scelto un percorso istituzionale. E comunque in queste occasioni non si dovrebbe fare polemiche". Parole dirette all’opposizione, dai cui spalti Elly Schlein, anche lei a Palermo, afferma: "Per battere la mafia lo Stato deve arrivare prima". Una stoccata secca Giorgia la lancia anche a Marina Berlusconi che, nella lettera al Giornale, ha di fatto insistito perché il governo proceda sulla giustizia: "Non posso considerare Marina Berlusconi un soggetto della coalizione perché non è un soggetto politico". Impeccabile dal punto di vista formale, meno da quello materiale. La primogenita del Cavaliere ha voce più di tutti sul partito creato dal padre, essenziale per la sorte del governo. Da ciò che ha scritto pare decisa a rivendicare il rispetto degli impegni presi con Silvio. Vuole quella riforma da cui Giorgia ha preso le distanze.

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