BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, mercurio nelle falde acquifere: perché hanno assolto tutti nel processo Caffaro

La sentenza pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare sta già facendo discutere. Cosa è emerso dal dibattimento e perché “il fatto non sussiste”

Tutti assolti. Il primo processo (in abbreviato) per il caso Caffaro, la fabbrica chimica dismessa incuneata nel cuore di Brescia che da decenni sparge veleni in un raggio di 22 chilometri, sito di interesse nazionale in attesa di bonifica, si è concluso così: nessun colpevole. Martedì il gup Andrea Guerrerio ha assolto ("perché il fatto non sussiste") i vertici delle vecchie gestioni ex Snia, il commissario straordinario di nomina governativa Marco Cappelletto con il manager Alfiero Marinelli e l’ex commissario straordinario del Sin (sito di interesse nazionale) Roberto Moreni.

I primi due rispondevano di inquinamento doloso (di mercurio in falda in corrispondenza del reparto clorosoda, in cui si lavorò fino al 1997, ma anche nel sottosuolo), e di omesso smaltimento di scorie pericolose. Moreni invece di inquinamento colposo. Stando alla Procura, in veste di garante non avrebbe smantellato a dovere le aree contaminate.

L’aggiunto Silvio Bonfigli e il sostituto Donato Greco, titolari di un’inchiesta aperta nel 2019 dopo che l’indagine pilota, quando esplose il caso nel 2001, finì in prescrizione, avevano chiesto tre condanne: due anni per Cappelletto e Marinelli, dieci mesi e venti giorni per Moreni. A loro dire sotto la gestione degli imputati si registrò un ulteriore picco "significativo" di avvelenamento, non solo risalente nel tempo ma attuale. Il gup ha però dato ragione alle difese sostenendo l’insussistenza del reato principale e decretando che "il fatto non costituisce reato" per l’altro.

"Non c’è prova di un peggioramento dell’inquinamento nel reparto, da 90 anni a questa parte avvelenato da mercurio - ha spiegato l’avvocato Stefano Lojacono, difensore di Moreni -. L’Arpa eseguì accertamenti insufficienti". Dal canto suo Moreni ha dichiarato di avere "sempre svolto, peraltro gratuitamente, il ruolo di commissario straordinario delegato alla progettazione della bonifica come un servizio a favore di Brescia. L’assoluzione mi ripaga parzialmente dell’amarezza patita per il coinvolgimento in questo processo".

Attiva dai primi del ‘900 fino agli anni ‘80 nella produzione dei cancerogeni PCB, poi messi fuori legge, Caffaro si convertì nel confezionamento di pastiglie di cloro, sospeso nel 2019. Anche i dirigenti dell’ultima gestione - Caffaro Brescia srl - sono a giudizio (in dibattimento) per, a vario titolo, disastro ambientale, omesso smaltimento di scorie e inquinamento di cromo esavalente e clorato.