Una risposta ufficiale dal Museo Mille Miglia non arriverà prima del 15 gennaio, o per lo meno questa l’indicazione data dalla direzione del Museo, al centro della querelle sulla mancata nascita della Fondazione Mille Miglia. A scoperchiare il vaso di Pandora, la delibera con cui la giunta Castelletti ha dovuto revocare la precedente del 7 agosto che aveva dato il via all’iter per la costituzione della Fondazione con Aci e, appunto, Museo (unico ente privato dei tre).
La firma del protocollo sembrava una formalità, visto che il cda del Museo, guidato da Giuseppe Ambrosi, era d’accordo. Nel passaggio in assemblea, però, l’iter si è inceppato, ed alla fine il Museo si è tirato indietro (lo stesso Ambrosi ha poi dato le dimissioni). Tranchant Aldo Bonomi, presidente di Aci Brescia (a cui appartiene la 1000 Miglia srl, società in house che organizza la Freccia Rossa) nonché ideatore del progetto della Fondazione, che, dopo il passo indietro, ha fatto uscire l’Aci dal consiglio di amministrazione del Museo. Per questo, entro il 16 gennaio, dall’immobile di viale della Bornata (di proprietà del Comune) dovrà far sparire nome e logo della Freccia Rossa.
Il nodo vero, ora, è però soprattutto trovare l’alternativa per evitare che Brescia perda la 1000 Miglia. Se l’Aci nazionale procedesse agli accorpamenti delle sedi provinciali, Aci Brescia confluirebbe in quella di Milano e, con essa, anche tutta la gestione (e il patrimonio) della Freccia Rossa. "L’obiettivo della fondazione era questo – spiega Bonomi – vogliamo fare il bene di Brescia e abbiamo sempre ritenuto che la fondazione servisse a questo. Indipendentemente dalla Loggia, l’Aci qualcosa farà". Ieri anche dal centrodestra bresciano è arrivata la sollecitazione affinché l’amministrazione assuma un ruolo proattivo.
F.P.