BRESCIA – “Un brutto segnale, in un momento in cui si fatica a trovare persone che vogliano candidarsi, mettersi al servizio delle comunità, soprattutto nei piccoli Comuni. Questo è un segnale non positivo, di mancanza di protezione”. Lo sottolinea Cristina Tedaldi, presidente Associazione comuni bresciani nonché sindaca di Leno, in merito al taglio dei fondi per gli amministratori sotto tiro.
“Non sono fenomeni localizzati solo in alcune parti d’Italia – sottolinea – i numeri del Viminale parlano di 30 casi nel primo semestre 2024 in Lombardia, non sono pochi. Non c’è una diminuzione, anzi un consolidamento, per cui questo taglio appare ancora più insensato”. Senza fondi, c’è il rischio che gli amministratori che sono vittime di intimidazioni di vario tipo non possano accedere ai ristori, non solo per danneggiamento di beni personali, ma anche per quelli degli enti locali. “L’altra cosa è che si allontana la possibilità di fare progetti di formazione, per i dipendenti, per i ragazzi. Ci riempiamo la bocca – continua Tedaldi – di educazione alla legalità, ma poi nel concreto si taglia proprio su queste cose. Il fenomeno è sempre più diffuso, perché aumentano anche le minacce degli stessi cittadini, che se la prendono con gli amministratori quando non hanno le risposte che vorrebbero”.
Un clima che non agevola certamente la partecipazione attiva alla vita politica. “Nei piccoli Comuni ci si candida per mettersi a disposizione della comunità – conferma Claudio Forleo, responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico – non è certo un passaggio per fare carriera politica. I sindaci sono bersagliati, al di là dell’intimidazione criminale, per qualunque cosa, perché non hanno chiuso le scuole in caso di allerta meteo, perché il cittadino non ha i sussidi che vorrebbe. Nel 2018, a Sonico ad esempio, in provincia di Como, si faceva fatica a trovare candidati sindaco proprio perché c’erano stati atti intimidatori pesanti”.