REDAZIONE BRESCIA

Minori fragili, fondi tagliati. L’ira delle associazioni: "Pagheremo tutti il conto"

Povertà educativa, salvi solo i progetti avviati. A rischio i percorsi futuri. La coop bresciana “Il Calabrone“: esploderanno malesseri e costi sociali.

assimo Ruggeri, responsabile dell’Area Politiche Giovanili e Prevenzione della cooperativa bresciana “Il Calabrone“

assimo Ruggeri, responsabile dell’Area Politiche Giovanili e Prevenzione della cooperativa bresciana “Il Calabrone“

di Federica Pacella

L’allarme è stato lanciato da diverse realtà del terzo settore. Associazioni, su tutto il territorio nazionale, sorprese dalla scelta del Governo di tagliare il fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. "Uno strumento che si è rivelato fondamentale negli anni per contrastare il maltrattamento infantile, l’abbandono scolastico, la fragilità familiare – ha spiegato Terres des hommes – permettendo non solo la presa in carico dei minori delle periferie più emarginate ma anche la sperimentazione di modelli innovativi di collaborazione tra pubblico e privato per prevenire il fenomeno nelle sue diverse dimensioni e costruire una società che riconosce nei bambini e nei giovani il seme del futuro". A rischio non ci sono i progetti già avviati, che restano finanziati, ma quelli futuri, che, di fatto, non ci saranno. Di scelta incomprensibile parla anche Massimo Ruggeri, responsabile dell’Area Politiche Giovanili e Prevenzione della cooperativa bresciana “Il Calabrone“. "Il problema enorme di questa scelta – spiega – è che disinvestiamo su quella che è la tessitura di relazioni con i minori, dai bambini agli adolescenti, in un momento in cui stiamo affrontando una fragilità enorme di relazioni educative". “Il Calabrone“ fa parte del Cnca, coordinamento nazionale comunità accoglienti, tra le prime a sollevare il problema del taglio del fondo, con la legge finanziaria. Difficile capire le ragioni della scelta. "Il fondo era interessante perché i finanziamenti ministeriali venivano raddoppiate dalle fondazioni bancarie, per cui c’era un circolo virtuoso. Inoltre, per tutti gli interventi era prevista la valutazione d’impatto, per cui i risultati sono monitorabili, tanto che noi avevamo chiesto a impresa Con i bambini di ragionare su una logica non solo di bandi, ma di creare un’infrastruttura delle iniziative che hanno funzionato e che necessitano di un consolidamento. Andare a disinvestire è un segnale pessimo. Significa che stiamo dicendo, ancora una volta, ai minori che non li vediamo, non li ascoltiamo, non li raccontiamo, che non vanno bene".

Eppure di emergenze su cui intervenire ce ne sono tante. "Gli adolescenti stanno male, ce lo stanno dicendo in molti modi, con gli atti di autolesionismo, gli attacchi di violenza verso l’esterno, le manifestazioni di ritiro e chiusura in sé stessi". La repressione, da sola, non paga. "Dobbiamo aspettarci che le situazioni si incancreniscano, con costi sociali, umani ed anche economici altissimi, derivanti dagli accessi spropositati in neuropsichiatria e negli istituti penitenziari giovanili".