
La condanna è stata inflitta dalla prima sezione penale del tribunale
Brescia – Un anno e sei mesi di reclusione e pena sospesa. È la condanna inflitta ieri dalla prima sezione penale del tribunale al primario di Urologia dell’ospedale di Chiari, Luigi Tralce, a processo con l’accusa di avere molestato un’infermiera e una collega. Il presidente, Roberto Spanò, ha ritenuto fondato solo il primo episodio, mentre ha assolto il professionista 65enne dal secondo. Anzi, ha mandato gli atti Procura perché si indaghi per calunnia la dottoressa che puntava il dito contro il suo superiore, con cui aveva avuto un flirt.
I fatti risalgono tra il 2019 e il 2020. L’imputato era stato denunciato prima dall’infermiera, che aveva riferito di telefonate e messaggi sgraditi, inviti a cena rifiutati, apprezzamenti fastidiosi e palpeggiamenti furtivi. L’indagine del pm Ettore Tisato - il quale aveva chiesto una condanna a 2 anni e 8 mesi - aveva poi portato alla luce la seconda presunta vittima, un medico appunto. Saputo della denuncia dell’infermiera, la donna si mosse contro il primario, riferendo di essere stata baciata contro la sua volontà mentre si trovava chiusa con lui in un ufficio e di essersi trovata le sue mani sotto gli abiti.
Tralce, assistito dall’avvocato Alessandro Brizzi, in aula ha negato le accuse, fornendo molti elementi di contesto. Nel caso dell’infermiera, che a sentire lui non sarebbe mai stata sfiorata né messa in condizioni di fraintendere alcunché, il primario ha riferito di una tensione crescente con lei e i medici del reparto per questioni lavorative: gli ultimi erano desiderosi di stare di più in sala operatoria, la donna invece avrebbe voluto sfoltire le liste degli interventi per ridurre il carico di impegni. "Credo mi abbia denunciato per ritorsione”. Anche nel caso della collega, Tralce ha negato l’accusa di violenza sessuale, ma aveva chiarito che con lei - sposata - c’era stata una mezza tresca a base di messaggini passionali. La passione sarebbe sfociata in un appuntamento e incontro che tuttavia naufragò: la signora sul più bello si tirò indietro pensando al marito. “Andò dai carabinieri forse per giustificare le nostre chat con il compagno”. I giudici hanno dato credito solo alla contestazione scaturita dalla denuncia dell’infermiera, cui è stata assegnata una provvisionale di 5mila euro. Hanno invece trasmesso gli atti in procura, sollecitando un’indagine per calunnia, nei confronti della dottoressa.