MILLA PRANDELLI
Cronaca

Montecampione, appello per gli impianti sciistici: “Senza piste il paese è perduto”

L’Sos dopo un anno di serrata arriva dai 2.300 proprietari delle seconde case. Mercoledì in Tribunale a Brescia l’udienza fatidica che deciderà il futuro del paese tra crac e debiti

Sciatori in montagna

Sciatori in montagna

Montecampione (Brescia) – I proprietari delle seconde case di Montecampione, nella Bassa Valle Camonica, lanciano un appello perché gli impianti sciistici chiusi da un anno vengano riaperti. Il rischio per loro è che il paesino nato da una geniale intuizione una cinquantina di anni fa vada progressivamente a morire, dato che in estate è un paradiso ma in inverno, senza piste da sci, è decisamente meno attrattivo.

«Siamo un gruppo di proprietari di unità immobiliari e stiamo assistendo alla lenta agonia di questo meraviglioso angolo della Valle Camonica – spiega Enrico De Vita, portavoce dei proprietari – Ora crediamo sia necessario appellarci a istituzioni, enti pubblici e rappresentanti della politica per modificare la situazione kafkiana che la località sciistica attraversa ormai da tempo. Il fallimento della società promotrice ha determinato per gli investitori e i residenti un’imprevista situazione di costante degrado dei servizi, in primis dei due alberghi situati a 1.200 e 1.800 metri e, più recentemente, il blocco degli impianti sciistici per difficoltà finanziarie legate alla società di gestione".

Mercoledì sarà un giorno fondamentale per il futuro di Montecampione. "Attualmente è in corso una procedura al Tribunale di Brescia tra due opposte fazioni: una che propende per il fallimento della società di gestione; l’altra che propone la definizione dei debiti con un concordato preventivo e l’immediata ripartenza degli impianti – spiegano i proprietari delle case – A questa seconda fazione appartiene l’impresa acquirente degli alberghi, con l’intento di offrire un concreto supporto per la ripresa delle attività. La prossima udienza è fissata per mercoledì. La positiva conclusione della procedura consentirebbe anche l’avvio delle opere di riqualificazione dell’albergo più importante a 1.200 metri, così come la conclusione delle opere già iniziate per quello ubicato a 1.800 metri. In questo contesto noi proprietari, circa 2.300 famiglie che hanno creduto e investito in Montecampione, risultiamo completamente esclusi da decisioni calate dall’alto".

I soggetti sono tanti e diversi, compreso il Consorzio di gestione di Montecampione, cui i proprietari pagano una quota per la gestione dei rifiuti, la distribuzione di acqua e altri servizi che un tempo erano forniti direttamente. "Oggi li eroga il Comune – spiega ancora De Vita – Il risultato è che paghiamo due volte. Non solo: siamo a metà ottobre e il Consorzio, il Comune di Artogne, la Comunità Montana, la Regione, la Provincia e altri enti della Valle Camonica paiono non fare nulla per riaprire Montecampione agli sciatori. Senza le piste aperte il paese è perduto".