Cosa è accaduto ieri, nel primo pomeriggio, nell’appartamento al primo piano di una palazzina di via Milano, per i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Cantù e del Nucleo investigativo di Como, è piuttosto chiaro. Un accoltellamento fatale, che non ha dato nessuna possibilità di sopravvivere, nonostante la disperata richiesta di aiuto sentita dai vicini di casa.
Chi è stato? La donna si è inferta da sola la ferita letale?
Le indagini puntano a verificare, fino in fondo, ogni aspetto anche tecnico. Così, ad esempio, il coltello trovato in casa, un modello da cucina di grosse dimensioni, è stato messo sotto sequestro per cercare impronte e verificare che siano compatibili con quelle della donna, senza nessun altro riscontro presente sull’impugnatura.
Il magistrato di turno della Procura di Como entro lunedì darà l’incarico per svolgere l’autopsia, che dovrà confermare la compatibilità della ferita con quanto ipotizzato dai carabinieri, e cioè un gesto di autolesionismo. Atti dovuti, pur di fronte a una scena del decesso e a un contesto esistenziale che ha spinto gli investigatori a non lasciare molto spazio a ipotesi diverse da quella del gesto volontario, anche se non sarà mai chiaro quanto realmente fosse consapevole delle tragiche conseguenze che avrebbe potuto generare.
Le difficoltà vissute dalla donna in questi ultimi tempi erano note, così come gli altri momenti di crisi vissuti in passato, anche se mai così gravi. Momenti in cui la quarantenne, moglie e madre, si è lasciata sopraffare da attimi di disperazione o debolezza, che stava anche cercando di curare per trovare un po’ di forza. Ieri quel gesto che avrebbe rivolto verso di sé, impugnando una lama, potrebbe essere stato l’ultimo e incontrollabile tentativo di dimostrare la sua fatica a fare i conti con le difficoltà.
Ma a sostenere questa ricostruzione dovranno arrivare, nei prossimi giorni, conferme dalle verifiche tecniche disposte dalla procura, utili a sgombrare il campo da qualsiasi altra possibilità, anche se remota.