Niente revoca della misura cautelare per Carlo Mosca, l’ex primario reggente del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari arrestato lunedì scorso con l’accusa di omicidio pluriaggravato di due pazienti Covid di falsificazione delle loro cartelle cliniche. Il quarantasettenne medico cremonese per oltre due ore e mezza venerdì in occasione dell’interrogatorio di garanzia aveva perorato la propria innocenza e negato di avere eseguito iniezioni letali a Carlo Bassi e ad Angelo Paletti, il 61enne e il 79enne di Ghedi e Isorella deceduti repentinamente il 20 e il 22 marzo 2020 dopo un presunto trattamento a base di succinilcolina e di Propofol. Ma il gip, Angela Corvi, non si è fatta convincere, e ha confermato i domiciliari. Il giudice ritiene infatti non siano venute meno le esigenze cautelari che avevano fatto scattare le manette, nello specifico il pericolo di inquinamento probatorio (la sospensione del dirigente dall’incarico da parte della Asst del Civile, di cui fa parte l’ospedale di Montichiari, rende invece meno attuale il rischio di reiterazione del reato).
Nel frattempo appaiono in via di conclusione gli accertamenti disposti dalla Procura al termine del lungo interrogatorio reso dal medico. I pm Federica Ceschi e Corinna Carrara hanno cercato riscontri della sua versione riascoltando il personale del presidio sanitario monteclarense - a dare avvio all’inchiesta era stata una segnalazione interna - ma a quanto si apprende non sono al momento emersi elementi in grado di spostare la tesi accusatoria. Laureato all’Università degli studi di Brescia, esperienza anche all’ospedale di Mantova, Mosca, che vive a Mantova, ha riferito al giudice di non sapere come siano finiti nei corpi delle vittime quei medicinali.
L’ex primario ha negato anche di aver falsificato le cartelle, a suo dire prive dei trattamenti incriminati proprio perché da lui mai eseguiti. La riesumazione delle salme però ha rivelato nei resti la presenza di Propofol. Per la succinilcolina invece, farmaco che viene assorbito dai tessuti in tempi rapidi, non vi sono chiare evidenze tossicologiche. Tuttavia per la Procura e il gip una concomitanza di fattori prova la somministrazione ad opera di Mosca, che si ritiene abbia voluto uccidere per allegerire l’ospedale durante la prima ondata pandemica.