REDAZIONE BRESCIA

Amava la montagna, è stato ucciso da una zecca: Riccardo Scalmazzi è morto dopo due mesi di agonia

Il 57 anni era originario di Gavardo e cresciuto a Serle, ma viveva a Bondone, in Trentino Alto Adige. Fatale la meningoencefalite causata da un arborvirus appartenente al genere Flavivirus

Riccardo Scalmazzi

Riccardo Scalmazzi

Brescia – Due mesi di calvario, poi la morte, a causa del morso di una zecca. Un destino tragico quello di Riccardo Scalmazzi, 57 anni, originario di Gavardo e cresciuto a Serle, nel Bresciano, residente a Bondone, in Trentino Alto Adige. Amante della montagna e molto conosciuto nella comunità del lago d’Idro, Scalmazzi era anche volontario del gruppo Alpini di Bondone, che lo hanno ricordato come una persona sempre pronta ad aiutare e a dare un contributo alla comunità, sottolineando che tutti ne sentiranno la mancanza. Fatale, per lui, è stato il morso di una zecca che gli ha provocato la meningoencefalite, causata da un arborvirus appartenente al genere Flavivirus, molto simile ai virus responsabili della febbre gialla e della dengue.

Dopo il morso, l’uomo aveva iniziato ad avvertire malessere, sempre più insopportabile, tanto da portarlo a farsi visitare al vicino ospedale di Tione. Per esami più approfonditi, l’uomo è stato portato a Rovereto, dove i medici sono risaliti all’origine del problema, il morso di una zecca infetta, probabilmente durante un’escursione nei boschi, dove l’uomo andava a raccoglier funghi. Nel corso delle settimane, le sue condizioni sono peggiorate, fino al tragico epilogo, con il decesso martedì 17 dicembre. Ieri pomeriggio, i funerali.

In Trentino, sarebbe già il terzo caso di persona deceduta per questo motivo. Con l’aumento delle temperature, si registra una maggiore diffusione delle zecche. Secondo la Fondazione Edmund Mach, negli ultimi anni l’aumento delle temperature medie rilevate durante i mesi invernali inducono anche una riduzione del periodo di “letargo" e ne stimolano una precoce attività. In particolare, la zecca dei boschi effettua una pausa invernale durante la quale rimane protetta in genere sotto foglie, sassi o sotto la neve. Non appena le temperature risalgono (sopra i 7-10 °C, o anche meno, nei versanti esposti a sud) inizia la ricerca dell’ospite per effettuare il pasto di sangue necessario per completare il suo ciclo di sviluppo. Purtroppo, come è avvenuto per Scalmazzi, col morso possono portare anche batteri (causa soprattutto della malattia di Lyme) e virus, come quello che provoca l’encefalite. L’Istituto superiore di sanità ricorda che esiste il vaccino, da tempo in uso in molti Paesi.