REDAZIONE BRESCIA

Desenzano, neonata muore durante il parto: 10 medici indagati, ginecologo di 39 anni si uccide lanciandosi da un ponte. “Era turbato”

Brescia, dopo la morte della figlia in ospedale una coppia di genitori ha denunciato i sanitari. Sotto accusa ginecologi, anestesisti, pediatre e ostetriche. Un dottore siciliano suicida tre giorni dopo a Cles (Trento): indagini sul collegamento tra i due drammi. I colleghi: “Era scosso”

Una sala operatoria in un ospedale (Foto archivio)

Una sala operatoria in un ospedale (Foto archivio)

Brescia, 10 febbraio 2025 – Due morti: il 31 gennaio e il 3 febbraio. Due drammi incrociati: una neonata e un medico. Una doppia tragedia sconvolge la provincia di Brescia. Nei giorni scorsi, all’ospedale di Desenzano del Garda (Brescia), una bimba è morta durante il parto. I genitori originari dell’Est Europa hanno denunciato medici e infermieri: la Procura di Brescia ha aperto un fascicolo e iscritto nel registro degli indagati una decina di dottori che hanno preso in carico la mamma, assistito o partecipato al parto. Tra loro anche un ginecologo 39enne, di origni siciliane, che a pochi giorni dalla morte della bambina si è tolto la vita a Cles, in Val di Non, provincia di Trento. Da chiarire se ci sia un collegamento tra i due decessi.

Il parto, la morte e l’autopsia

Il travaglio – avvenuto lo scorso 31 gennaio – sarebbe durato a lungo. Sotto la lente ci sarebbero le tecniche adottate dal team dei medici in sala operatoria. La neonata sarebbe andata in ipossia (una carenza di ossigeno nell’intero organismo) ed è stata quindi trasferita d’urgenza all'ospedale Civile di Brescia, dove è deceduta. Oggi, 10 febbraio, è stata eseguita l’autopsia: l’esito tra 90 giorni. Il sostituto procuratore di Brescia Benedetta Callea ha disposto il sequestro della cartella clinica, atto dovuto e inevitabile per poter effettuare tutti gli accertamenti.

La denuncia e l’ipotesi omicidio colposo

La denuncia del genitori, rivolta ai medici e all'ospedale, ha portato il 2 febbraio all'apertura di un fascicolo di indagine da parte della Procura di Brescia. Gli operatori sanitari coinvolti, secondo i genitori, avrebbero commesso “qualche errore nel corso delle procedure”. Nella denuncia, in particolare, ci sarebbe il riferimento “all’uso improprio” di una ventosa, strumento usato durante i parti difficili. Gli indagati per omicidio colposo sarebbero dieci: tre ginecologi, tre anestesisti, due pediatre e due ostetriche. I carabinieri del Nas (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell'Arma) hanno sequestrato tutta documentazione clinica. Gli inquirenti dovranno accertare eventuali negligenze o imperizie dell’équipe medica.

Il ginecologo suicida e la ricerca su Sara Pedri

Tra i tre ginecologi indagati c'è anche il nome di un professionista siciliano, 39 anni, residente nel Bresciano, che fa perdere le sue tracce. La moglie, il 3 febbraio, denuncia la scomparsa del compagno (ignaro dell'indagine) con cui viveva da tempo. Poco dopo arriva la tragica scoperta: il medico viene trovato senza vita in Val di Non, in Trentino. Da quanto apprende l'Adnkronos l'uomo, di recente, aveva fatto ricerche online sulla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa di 32 anni in servizio all'ospedale di Trento di cui non si sa più nulla dal 4 marzo di quattro anni fa. Un dato che può essere letto in più modi. Sul suicidio del medico la Procura di Trento ha aperto un fascicolo. Per i magistrati di Brescia, che hanno chiesto di poter visionare gli atti dei pm della provincia autonoma, non è escluso che la morte della neonata e quella del ginecologo siano collegate.

Nessun messaggio d’addio. “Era scosso”

Il ginecologo non ha lasciato biglietti o messaggi. Non ha spiegato il motivo che lo avrebbe spinto al gesto estremo e, soprattutto, se sia stato lo sconforto per la morte della neonata avvenuta tre giorni prima a spingerlo a togliersi la vita. Per gli inquirenti avrebbe effettuato ricerche del luogo poi scelto per gettarsi nel vuoto, come dimostrerebbero le prime indagini effettuate sul telefono cellulare. Sulle condizioni psicofisiche del medico in quei giorni tra fine gennaio e inizio febbraio la Procura di Trento - diretta dall'ex procuratore aggiunto di Brescia Sandro Raimondi - vuole provare a fare chiarezza e ascolterà le persone vicine al medico per capire di più sui momenti che hanno preceduto il drammatico gesto. E se davvero il ginecologo abbia manifestato sensi di colpa. Alcuni colleghi hanno infatti riferito di averlo visto “molto scosso” dopo la morte della neonata.

L’Ordine dei medici: “Grave sconforto”

Il ginecologo si è tolto la vita lanciandosi nel vuoto da un ponte a Cles. Che il gesto volontario dell’operatore sanitario sia legato a quanto avvenuto in sala parto è ancora da accertare, ma le indagini sono state avviate. Il riserbo sull’inchiesta, per ora, è massimo. Germano Bettoncelli, presidente dell'Ordine dei medici di Brescia, è scosso dall'accaduto: “C’è un sentimento di grave sconforto per gli aspetti umani che accompagnano questa vicenda”.

L’avvocato della famiglia

“Se fosse verificata la connessione tra i due casi - spiega l'avvocato Giulio Soldà, legale della famiglia della bambina morta durante il parto - anche per la famiglia della piccola sarebbe una tragedia nella tragedia”. Nessuna comunicazione ufficiale invece dall'ospedale di Desenzano del Garda. “Rispettiamo le indagini”, si limita a dire l'ufficio stampa.

I precedenti a Pavia e Brescia

Lo scorso dicembre, al San Matteo di Pavia, un altro neonato, Sasha, era morto durante il parto. Insieme a lui anche la sua mamma, Andreea Mihaela Antochi. Anche in quel caso i medici erano stati indagati: la procura della Repubblica aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Dopo ore di travaglio, la 30enne aveva accusato un’insufficienza respiratoria che le aveva procurato un arresto cardiaco. E l’ipotesi formulata è stata quella di “embolia da liquido amniotico”. Una rarissima complicanza che si verifica soprattutto durante il travaglio e risulta fatale per la partoriente.

Mentre, a Brescia, una tragedia simile risale a quasi un anno fa e vede coinvolta una coppia di 20enni e la loro figlia. Alla Fondazione Poliambulanza, dopo il travaglio, la bambina stava per nascere. Tutto procedeva regolarmente quando, all’ultimo, proprio durante la fase dell’espulsione, c’è stata una complicazione imprevista, la cosiddetta ‘Distocia’. Il feto è rimasto incastrato con una spalla e per liberarlo sono state eseguite una serie di manovre concitate. Quando finalmente la piccola è venuta alla luce, è morta in pochi minuti. La circostanza, non così rara, richiede un tempestivo intervento degli operatori sanitari e delle ostetriche perché in quel frangente il piccolo non può respirare. La mancanza di ossigeno può portare a danni irreversibili, se non alla morte. Ed è proprio quello che è successo alla bimba in questione, in preda all’ipossia e deceduta appena nata. La Procura aveva aperto un’inchiesta.