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Brescia, neonati morti ai Civili: l'ospedale ripercorre i 4 casi ed esclude correlazioni

Il quarto decesso si è verificato sabato mattina. Il corpo del piccolo non verrà sottoposto ad autopsia

Spedali Civili di Brescia

Spedali Civili di Brescia

Brescia, 7 gennaio 2019 - Sono diventati quattro i neonati deceduti agli Spedali Civili di Brescia nel reparto di terapia intensiva neonatale. Ai tre casi già noti, si è aggiunto anche quello di un bimbo morto sabato mattina: un maschietto nato prematuro che è stato ricoverato in reparto dove però è deceduto poche ore più tardi. Anche su questo piccolo l'ospedale ha disposto accertamenti.  Intanto, il presidente della Società italiana di neonatologia (Sin) Fabio Mosca, spiegando di aver sentito i colleghi del reparto di Terapia intensiva neonatale bresciano "uno dei centri migliori d'Italia", ha fatto sapere che l'ultimo neonato "aveva una malformazione congenita alla trachea incompatibile con la vita".

Stessa cosa fa la direzione degli Spedali Civili di Brescia, che nel tardo pomeriggio di lunedì 7 gennaio, ha diramato un comunicato, che riportiamo integralmente qui sotto, in cui "ribadisce e sottolinea come i quattro decessi avvenuti negli ultimi giorni presso il Reparto di Terapia Intensiva Neonatale, non siano riconducibili ad una medesima causa né siano la conseguenza un focolaio epidemico". Nello stesso comunicato si ripercorrano anche le "storie cliniche" dei quattro piccoli deceduti all'interno del reparto di terapia intensiva neonatale.

 

Nel frattempo, i carabinieri del Nas questa mattina hanno acquisito le cartelle cliniche di altri tre piccoli pazienti morti il 30 dicembre, il 4 e 5 gennaio scorsi. Tutta la documentazione è stata consegnata alla Procura di Brescia, che ha aperto un fascicolo per l'ipotesi di omicidio colposo. Da quanto si è saputo da fonti investigative, però, al momento non sarebbero emersi collegamenti evidenti tra le morti dei quattro neonati, che versavano tutti in "condizioni di criticità" sia per il basso peso registrato alla nascita che per altre patologie. Sarà l'autopsia del bambino morto il 5 gennaio, che con ogni probabilità si terrà domani per dare modo a tutte le parti di partecipare nominado i propri consulenti, a permettere agli inquirenti di fare luce sull'accaduto.

Rassicurazioni riguardanti l'operato agli Spedali Civili arrivano dal senatore di Forza Italia ed ex sindaco di Brescia Adriano Paroli: "Si tratta di una struttura sanitaria che è un'eccellenza e nulla fa pensare a negligenze tali da creare eventi così gravi".  "Penso che si stia facendo tutto quello che è necessario fare a supporto dei pazienti, soprattutto di neonati prematuri - aggiunge - gli Spedali Civili sono una struttura alla quale afferiscono anche pazienti stranieri, che vengono appositamente a curarsi lì dall'estero. E' chiaro che questa è una situazione che può allarmare, ma si stanno facendo tutte le verifiche del caso e mi auguro si tratti solo di una triste casualità".

"Come Ordine seguiamo con attenzione la vicenda" della morte dei neonati prematuri agli Spedali Civili di Brescia in questi giorni, "ma ho solo notizie di stampa su questo caso, e non sono in grado di esprimere un giudizio, che mi sembrerebbe prematuro. Le competenze dell'Ordine inoltre sono strettamente legate a quanto previsto dal codice deontologico", ha detto Ottavio Di Stefano, presidente dell'Ordine dei medici di Brescia, che ricorda comunque come al centro della vicenda ci sia "una struttura sanitaria di alta qualità ed eccellenza", che assiste bimbi estremamente fragili. "Una cosa però posso dirla: ancora oggi nel 2019 - ricorda Di Stefano - la medicina non cura e non guarisce tutto, come invece si tende a pensare spesso fuori dall'ambiente medico". E questo "nonostante dal 1978 si sia ridotto drammaticamente il tasso di mortalità neonatale", conclude Di Stefano, ricordando l'estrema fragilità dei piccoli assistiti nella struttura bresciana.

L’ospedale la scorsa estate era già finito nella bufera per la morte di Paolo, un neonato stroncato dalla Serratia marcescens. Il batterio aveva infettato un’altra decina di bimbi e colonizzato il reparto dei prematuri, chiuso per alcune settimane ai nuovi accessi per permetterne la bonifica. Tutto il personale, sedici tra medici e infermieri, è finito sotto indagine. E ora il Civile è di nuovo sotto i riflettori.