Brescia – Questa mattina si svolgerà l’autopsia sul corpo di Roberto Comelli, ucciso con una coltellata al petto alle quattro del mattino di Capodanno, all’esterno del centro anziani di Provaglio d’Iseo, dove si stava svolgendo un veglione organizzato da alcuni ragazzi più giovani di lui. L’uomo, secondo una prima ricostruzione dei fatti credeva che lì potesse trovarsi il figlio diciottenne, con cui era stato in contatto anche durante la serata. I primi dettagli che arriveranno dall’esame autoptico, i cui esatti contorni saranno ufficializzati tra alcune settimane, serviranno a fare luce sulle cause della morte e soprattutto dovrebbero rispondere al quesito se Comelli avrebbe potuto salvarsi se solo qualcuno avesse chiamato i soccorsi.
Proprio su questo punto insiste molto la famiglia della vittima, come sottolinea la sorella Eva: “Roberto è morto solo. Nessuno ha chiamato ambulanza. È stato trovato da un passante. Vogliamo giustizia”. Allo stato attuale sarebbe una sola la ferita inferto con il coltello dal giovane Matias Pascual. Altro aspetto che dovrà essere determinato dall’autopsia è se Comelli avesse già subito lesioni precedentemente, in particolare nel pomeriggio quando già c’erano stati screzi con alcuni partecipanti all’evento organizzato al centro anziani poi finito nel sangue. I carabinieri stanno indagando non solo sul giovane ora in arresto e sulla vittima, ma anche su coloro che erano al party per ricostruire con precisione la dinamica dei fatti e se davvero nessuno si è accorto che stava succedendo qualcosa di grave.
In Franciacorta e sul lago d’Iseo, dove è nato e dove ha vissuto qualche anno prima di trasferirsi a Timoline di Corte Franca, Comelli viene difeso a spada tratta. Amici e parenti sottolineano come “non fosse cattivo” e come sia “stato ritratto in modo sbagliato”. Roberto Comelli a volte appariva rude, ma lo faceva perché “era sua abitudine difendere le persone innocenti”. A Prevalle, intanto, a una cinquantina di chilometri da dove sono avvenuti i fatti, la mamma e il fratello difendono Matias Pascual, che a soli 19 anni è indagato per un gesto gravissimo, ma che ha specificato di essersi “sentito minacciato”, presentandosi poi ai carabinieri di Gavardo. L’Arma e la Procura di Brescia erano comunque già risalite a lui, che ora si trova a Bergamo in carcere. Pascual è stato descritto come un ragazzo “serio” e “tranquillo”.