GABRIELE MORONI e BEATRICE RASPA
Cronaca

Omicidio di Marcheno: confermato in Appello l’ergastolo per Giacomo, il nipote di Mario Bozzoli

La sentenza dopo sette ore di camera di consiglio. La difesa aveva chiesto l’assoluzione e in mattinata il 38enne, in lacrime, aveva ribadito la sua innocenza

Giacomo Bozzoli (a sinistra) e lo zio Mario (a destra)

Giacomo Bozzoli (a sinistra) e lo zio Mario (a destra)

Brescia, 17 novembre 2023 – Quasi otto ore di camera di consiglio. Confermato l'ergastolo per Giacomo Bozzoli, oggi 38enne, che la Corte d'Assise d'appello di Brescia ha riconosciuto colpevole dell'omicidio dello zio Mario aggravato dalla premeditazione e della distruzione del suo cadavere, in un forno della fonderia di famiglia, la sera dell'8 ottobre 2015, a Marcheno.

È stata ribadita in toto la condanna al carcere a vita (più dodici mesi di isolamento diurno) pronunciata il 30 settembre dello scorso anno dalla Corte d'Assise bresciana. Giacomo, molto dimagrito, la mano di tanto in tanto sul volto, era in aula nella mattinata, dedicata alle repliche. Non è ricomparso nel pomeriggio. È stata la prima assenza da quando è iniziata la sua vicenda processuale. Così, non ha ascoltato la voce del presidente Claudio Mazza leggere il dispositivo della sentenza di condanna.

Prima che iniziasse la camera di consiglio, si è rivolto, in lacrime, ai giudici: "Mi permetto di rubarvi pochi minuti. Capisco il grande dolore della famiglia di mio zio, ma voi potete capire benissimo il grande dolore e il grande tormento che provo da anni per essere stato prima imputato e poi condannato all'ergastolo senza avere commesso niente". Dopo avere ceduto al pianto, Giacomo Bozzoli ha ripreso: "Due mesi prima della sparizione di mio zio, vivevo il momento più bello della mia vita perché era nato mio figlio. Vi giuro su quello che ho più caro al mondo che sono innocente, non ho commesso nessun reato. Vi ringrazio". Giacomo aveva accanto a sé, come sempre, il padre Adelio. che ha ascoltato impietrito la sentenza di condanna del figlio. "L'hanno condannato ancora", ha mormorato, del tutto incredulo. Irene Zubani, moglie di Mario Bozzoli, era in aula con i figli Claudio e Giuseppe e la cognata Vittoria, sorella di Adelio e Mario Bozzoli. "E' stato - ha detto Irene Zubani - un grande passo. Faccio ancora fatica a realizzare".

Nella mattinata delle repliche è stata ripetutamente evocato l'operaio della fonderia di Marcheno, un veterano della fabbrica, che si smaterializzò cinque giorni dopo la scomparsa di Mario, e venne ritrovato in una zona boschiva a case di Viso, sopra Ponte di Legno, avvelenato da una capsula di cianuro. Già nell'udienza precedente il difensore di Giacomo, l'avvocato Luigi Frattini, aveva richiamato la figura di Ghirardini, descritto come "una persona estremamente impulsiva e violenta", ipotizzando che le otto banconote da 500 euro trovate nell'abitazione dell'operaio potessero essere un prestito del suo datore. Mario e Ghirardini potrebbero essersi incontrati davanti al forno, con Mario a chiedere conto sia della mancata restituzione del prestito sia della mancata risposta di Ghirardini (tranne in un caso) alle numerose telefonate, dodici fra il 6 e il 7 ottobre, che gli aveva fatto Mario.

"La presenza di Ghirardini - ha detto nella sua replica il sostituto procuratore generale Domenico Chiaro - non sposta nulla. Anzi, la sua presenza rende ancora più possibile che Mario possa essere stato messo fuori combattimento senza una sua reazione. Per le telefonate ce ne sono state decine anche fra Mario e gli altri operai. Quello di Ghirardini è stato un 'suicidio parlante’". "Ci sono - è stata la conclusione - undici proiettori che illuminano la figura di Giacomo Bozzoli come responsabile dell'omcidio e della successiva distruzione del cadavere".

Dopo gli interventi degli avvocati di parte civile, Vanni e Vieri Barzellotti, parola alla difesa. Immediato l'attacco dell'avvocato Luigi Frattini: "Come cittadino, prima ancora che come avvocato, trovo sconcertante, per non dire inquietante, che nel nostro Paese si chieda di condannare all'atroce pena dell'ergastolo sulla base di queste argomentazioni, C'è persino un arretramento rispetto alla sentenza di primo grado". "Come è morto Mario Bozzoli, se è morto? E se è stato ucciso chi l'ha ucciso? Nulla. Non c'è nulla. Non c'è alcuna prova, a oggi, di che fine abbia fatto Mario Bozzoli. Perché i cani molecolari hanno puntato verso l'esterno, sul retro della fabbrica, oltre il cancelletto?".

"Mario chiama Ghirardini per dodici volte in due giorni. Certo che telefonava anche in passato, mai con questa intensità. In tre anni Mario Bozzoli ha chiamato Ghirardini per cinquantuno volte, mai per dodici volte in due giorni, sei volte al giorno. Strano. Sono i due giorni che precedono la scomparsa di Mario. o stesso Ghirardini, l'unica volta che è stato interrogato, dice di avere visto Mario entrare in fonderia su un carrello e fermarsi al forno grande. Segnalo la possibilità di una ipotesi: si può escludere del tutto che Mario veda finalmente Ghirardini che ha cercato invano per due giorni? Perché escludere che Mario abbia dato quella somma a Ghirardini. Quel 4.500 euro non sono certo frutto del suo lavoro. Si può escludere che fossero un prestito di Mario? Perché lo avrebbe potuto chiedere? Perché aveva raggiunto finalmente di fare venire dal Brasile l'ex moglie e il bambino per Natale. Ci può escludere che abbia chiesto un prestito a Mario e che questi ne abbia chiesto la restituzione e che Mario, più ancora che per la mancata restituzione fosse arrabbiato per la mancata risposta alle sue telefonate? Prima di condannare un innocente all'ergastolo, si può escludere che Ghirardini, irascibile com'era, non abbia preso una trave e colpito il povero Mario?".

Il difensore ha citato le testimonianze di due delle sorelle di Beppe Ghirardini. Una lo descrive euforico all'idea di rivedere il figlio dopo cinque anni, l'altra ipotizza che il fratello avesse messo da parte il denaro per l'arrivo del figlio. "Sul cellulare di Ghirardini - incalza Frattini - i carabinieri hanno trovato due messaggi della ex moglie dell'8 ottobre 2015, il giorno della sparizione di Mario Bozzoli. Alle 12.41 chiede 'Come stai?'. Molto più lungo il messaggio inviato un minuto dopo: 'Sai se veramente vuoi che Lorenzo venga in Italia dobbiamo parlare. Il passaporto di lui non esce da un giorno all'altro. Ci vorrà al minimo un mese. Siamo già a ottobre, capisci?'. Ghirardini è come ricattato. mi devi mandare i soldi. Ipotesi quella sera Mario reclama il prestito e il violento, incontrollabile Ghiraldini lo colpisce. Possiamo escluderlo? ". "Prudenza - ha chiesto il difensore -, prima di confermare l'orribile condanna all'ergastolo di una persona innocente": La richiesta è assoluzione perché il fatto non sussiste o per non avere commesso il fatto.