Brescia, 28 settembre 2021 - Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, i tre accusati dell'omicidio dell'ex vigilessa di Temù, nel Bresciano, svanita nel nulla l'8 maggio e trovata cadavere l'8 agosto Nel corso dell'interrogatorio di garanzia non hanno risposto alle domande del gip. La procura di Brescia valuta di interrogarli tra qualche giorno. Le figlie della vittima si trovano detenute nella stessa cella a Verziano, mentre Mirto Milani, fidanzato della prima e amante della seconda, si trova a Canton Mombello.
"Alla luce del vestiario della Ziliani e delle condizioni di conservazione del cadavere – si legge nelle 38 pagine di ordinanza - si ritiene che la morte si occorsa la notte tra il 7 e l'8 maggio e che il corpo sia stato lungamente occultato in luogo che ne ha permesso una discreta conservazione per l'ampio lasso temporale di tre mesi. Ciò avvalora la conclusione che Ziliani abbia trovato la morte all'interno delle pareti domestiche per mano dei tre soggetti ivi presenti la sera dei fatti e che gli accadimenti successivi altro non siano che un tentativo di depistaggio posto in essere dagli autori del reato". La consulenza medico legale (ancora in corso) ha isolato nel corpo consistenti tracce di bromazepan, composto ansiolitico-ipnotico che si ritiene somministrato in modalità da accertare alla vittima, poi eliminata con facilità, forse soffocata.
Il trio nelle settimane seguenti avrebbe quindi cercato di far sparire le tracce resettando i telefonini usati all'epoca dell'omicidio e disseminando qua e là alcuni abiti della donna (il 23 maggio la scarpa destra da trekking marca Salamon nel Fiumeclo, il 25 maggio la scarpa sinistra nell'Oglio, il 10 giugno i jeans rivoltati e strappati nel Fiumeclo). Numerosi i tentativi di depistaggio, che emergono anche da alcune intercettazioni telefoniche. Il movente dell'omicidio sarebbe riconducibile a questioni economiche. Le indagini, intanto, continuano. Anche alla ricerca di eventuali complicità.