Brescia - Tutti e tre a capo chino, senza mai alzare lo sguardo per l’intera durata dell’udienza. Primo finale per quello che è stato il giallo di Temù ed è poi diventato l’omicidio di Laura Ziliani. Silvia e Paola Zani, ventotto e vent’anni, la prima e la minore delle tre figlie di Laura, e Mirto Milani, coetaneo e fidanzato della prima ma legato anche a Paola, vengono processati dalla Corte d’Assise di Brescia per l’omicdio dell’ex vigilessa di Temù e l’occultamento del cadavere. Milani, occhiali da vista, pullover color carta da zucchero, mascherina, è il primo a essere introdotto in aula. Le sorelle Zani sono voltate per sottrarsi a fotografi e operatori televisivi, una ha sulle spalle un pesante scialle di lana. Omicidio volontario appesantito dalle aggravati della premeditazione, dall’impiego di un "mezzo venefico" (una dose massiccia di benzodiazepine nei muffin per la Festa dela Mamma) e per le sorelle l’avere agito ai danni della madre.
Notte fra il 7 e l’8 maggio di un anno fa. Lo stordimento della vittima, un sacchetto o un cuscino per soffocarla, una fettuccia collo, quatto mani a stringere, il cadavere abbandonato in riva all’Oglio. Gli imputati hanno dichiarazioni? Silenzio. La difesa chiede tre perizie psichiatriche. "Lucia, Lucia no". La voce di una donna di ottantadue anni che non smette di soffrire. Marisa Cinelli è la madre di Laura Ziliani. Ha vissuto la sparizione della figlia, il ritrovamento del suo corpo senza vita, le accuse a Silvia e Paola, gli arresti. Oggi il pensiero è per la nipote mezzana. Dopo che le sue dichiarazioni sono state acquisite, la venticinquenne Lucia può essere presente di persona al dibattimento o farlo in collegamento. Ma nonna Marisa è in ansia, teme che per lei sarebbe un’altra durissima prova.
È il suo turno di testimoniare. La mattina di sabato 8 maggio. "Silvia al telefono: “Nonna, la mamma non è rientrata“. Non mi chiamava mai. Che strano. Qualche giorno dopo mi hanno portato a Temù. Le mie nipoti mi hanno detto che la mamma era andata via spontaneamente. A me sembrava davvero impossibile. Piangevano, ma mi davano l’impressione di scarsa preoccupazione. Non ho subito pensato che loro c’entrassero, ma c’erano troppe cose anomale. Mi dicevo qui qualcosa è successo, però non riuscivo a capire. In quei giorni sembrava che le mie nipoti avessero fatto con Mirto una famiglia a parte e avessero abbandonato gli altri miei figli, che erano là per le ricerche".
"Laura mi diceva che c’erano discussioni in famiglia per la questione della ristrutturazione delle case, se lei faceva qualcosa a loro non andava bene e viceversa. C’erano battibecchi anche con Milani, ma mi sembravano tensioni normali, che possono capitare in famiglia". Aveva riferito ai carabinieri che la figlia era basita per l’intromissione di Mirto Milani nelle loro questioni economiche e delle sue accuse a Laura di spese eccessive per le ristrutturazioni degli immobili. Sapeva qualcosa, domanda il presidente Roberto Spanò, dei rapporti sentimentali tra Silvia, Paola e Mirto? "Dei sospetti c’erano, anche Laura me li aveva confidati, ma non eravamo sicuri. Certo, lei non era contenta della situazione".