Brescia, 9 ottobre 2018 - È in carcere per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Manuela Bailo dal 20 agosto. E ora, dopo che il Riesame gli ha negato i domiciliari, l’ex sindacalista Uil in parte ritratta la confessione. «Io e Manuela non abbiamo litigato per il tatuaggio con le iniziali dei miei figli – ha rivelato Fabrizio Pasini al suo legale, l’avvocato Pierpaolo Pettenadu –. Quella notte era già tardi, volevo tornare da mia moglie e lei non mi faceva rientrare. Urlava, temevo svegliasse lo zio che dormiva al piano di sopra. Così l’ho spinta dalle scale. Ma non l’ho sgozzata».
La lite tra i due colleghi che avevano instaurato una contrastata relazione (Pasini è sposato e ha due figli) sarebbe iniziata ore prima dell’omicidio consumato nella casa della madre di lui in via Allende a Ospitaletto e collocato tra le 4 e le 6 del mattino del 29 luglio. La discussione è nata all’uscita dal pronto soccorso, dice il reo confesso. Manuela alle 2 lo aveva accompagnato in ospedale a Brescia perché si era incrinato una costola. La coppia è rimasta al Civile un paio d’ore. Poi è inquadrata dalle telecamere di un’abitazione in via Allende mentre rincasa alle 4. «Lei si è impuntata, voleva riprendersi gli occhiali che aveva dimenticato – è la nuova versione di Pasini –. Era tardissimo, mia moglie continuava a telefonare e Manuela urlava. Non accettava di fare l’amante. Ci eravamo già lasciati per questo a settembre 2017».
L’ipotesi cui lavora la Procura invece, che ieri nel corso di un accertamento irripetibile ha acquisito copia della memoria della telecamera in via Allende, è un’altra: Pasini ha stordito la vittima colpendola alla testa con un oggetto e poi l’ha finita con una coltellata alla gola. «La carotide destra di Manuela può essere stata recisa dalla corda utilizzata per sollevare il cadavere dalla vasca di Azzanello» ribatte invece la difesa.