BEATRICE RASPA
Cronaca

Omicidio Manuela Bailo: "Pasini ha premeditato tutto"

Chiesto il rinvio a giudizio per l'ex sindacalista

Manuela Bailo

Ospitaletto (Brescia), 28 maggio 2019 - La difesa nei giorni scorsi aveva depositato in Procura una memoria e un canovaccio (uguale a quello trovato sul corpo di Manuela Bailo nella fossa dei liquami) per smontare l’ipotesi della premeditazione, ma il pm Francesco Carlo Milanesi non ha cambiato idea. E dopo aver chiuso l’inchiesta, nelle scorse ore ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sindacalista Uil Fabrizio Pasini. Gli inquirenti non hanno dubbi: il 48enne di Ospitaletto, in carcere dal 20 agosto con l’accusa di avere eliminato la collega e amante diventata scomoda, deve essere processato per omicidio premeditato e occultamento di cadavere.

Sposato e padre di due figli, avrebbe organizzato di uccidere la donna con la quale aveva intrecciato una relazione contrastata proprio prima di andare in ferie con la famiglia. Innamorata, la 35enne di Nave avrebbe infatti voluto quell’uomo tutto per sé e le vacanze costituivano sempre motivo di aspre liti tra i due. Per sistemare una volta per tutte il problema, Pasini avrebbe attirato l’amante in trappola con il pretesto di stare insieme il fine settimana prima della sua partenza. Era sabato 29 luglio. La casa della madre di lui, assente perché già in vacanza, era il luogo prescelto per l’omicidio, dice l’accusa. L’uomo si sarebbe informato degli orari dello zio che vive al piano di sopra, avrebbe portato dall’esterno una serie di stracci per ripulire il bagnetto della taverna dalla mattanza già immaginata, e poi sarebbe entrato in azione tra le 4 e le 6. Manuela sarebbe stata stordita con una botta in testa e sgozzata.

Il lunedì seguente, ormai morta, avvolta in sacchi, caricata in auto e trasportata nel Cremonese. «Stavamo litigando, l’ho spinta dalle scale e lei ha picchiato la testa. Ma non le ho tagliato la gola», è sempre stata la sua versione. «Nulla era stato organizzato – lo difende l’avvocato Paolo Pettenadu -  L’asciugamano rinvenuto sul corpo fa parte di un set da tre riconosciuti dalla madre del mio assistito. L’ha preso in casa per tamponare il sangue di cui non sopportava la vista».