Brescia, 29 settembre 2021 - Erano rimaste in silenzio le scorse settimane durante l’indagine. Non hanno detto una parola venerdì mattina, quando i carabinieri alle 7,35 le hanno prelevate in manette dalla casa di via Galvani 4 a Brescia con l’accusa di avere ucciso la madre e di essersi sbarazzate del corpo. E ieri, per l’interrogatorio di garanzia, hanno tenuto la stessa linea. Zitte. Con il gip, Alessandra Sabatucci, che alle 9,30 è entrata nel carcere di Verziano insieme al pm Caty Bressanelli, Silvia e Paola Zani, 27 e 19 anni, si sono avvalse della facoltà di non rispondere. Sono in cella insieme, le sorelle. Il giudice e il pm hanno lasciato la casa di reclusione dopo una quarantina di minuti per spostarsi a Canton Mombello, dove è detenuto il 27enne sopranista lecchese Mirto Milani. Ma anche il fidanzato di Silvia - che aveva una relazione parallela con Paola - ha scelto il totale silenzio. Zero commenti pure da parte dei difensori, gli avvocati Maria Pia Longaretti ed Elena Invernizzi, inaccessibili ai cronisti.
La procura, che nei prossimi giorni non esclude di interrogare i tre arrestati, si è fatta di questo caso da libro noir un’idea ben precisa. Un’idea sposata in toto dal gip, secondo cui il trio Milani-Zani, a dispetto dell’età e dell’incensuratezza, ha mostrato ‘efficienza criminale’ e ‘non comune freddezza’ nel perseguire un piano studiato nei dettagli: eliminare Laura Ziliani, un ostacolo alla volontà di disporre a piacimento del suo patrimonio, fare sparire il cadavere e depistare le indagini. Le figlie davanti ai microfoni delle televisioni si mostravano in lacrime sostenendo che la madre pareva sparita durante una passeggiata e contemporaneamente, dicono gli inquirenti, i tre resettavano i cellulari per non far sapere che Mirto faceva ricerche in Rete su come uccidere la gente.
Come i presunti autori del delitto lo abbiano attuato, è ancora un mistero. Il medico legale Andrea Verzeletti non ha trovato né segni di violenza, né di malori sul corpo della ex vigilessa 56enne di Temù. Ma sono emerse rilevanti tracce di Bromazepam, un ipnotico-ansiolitico, assunto ‘in quantità tali da non avere avuto un ruolo diretto nella morte ma idonee a compromettere le capacità di difesa’ si legge nell’ordinanza. Chi indaga ritiene che gli assassini abbiano prima stordito Laura - la morte viene collocata tra le 22,37 del 7 maggio e il mattino seguente - e poi l’abbiano soffocata, magari con un cuscino.
Dove sia stato occultato il cadavere, rinvenuto tre mesi dopo sul greto dell’Oglio in canotta e mutande, in uno stato di conservazione relativamente buono, tale da fare escludere che possa essere stato alla mercé degli agenti atmosferici, è un altro rompicapo. È forse rimasto in una casa? Non per niente le indagini continuano. Appare invece chiara alla procura la molla dell’omicidio: lo spiccato interesse per le disponibilità finanziarie e i numerosi appartamenti - una decina - della vittima.