Brescia, 4 febbraio 2023 - Hina, Souad, Viktoriia, Luisa e Aldo, Stefania, Manuela, Laura, Carol, Yana. Donne – soprattutto donne, ma non solo – massacrate, fatte a pezzi, scaraventate in dirupi, abbandonate in strada come immondizia, sepolte in fosse scavate nel giardino di casa o poco più in là. Il caso di Yana Malaiko, la barista ucraina 23enne uccisa a Castiglione delle Stiviere la notte del 20 gennaio e rinvenuta mercoledì sotto un cumulo di rovi e legna nelle campagne tra Lonato e Castiglione – in carcere c’è l’ex fidanzato Dumitru Stratan, 33 anni, moldavo, che finora non ha aperto bocca – è solo l’ultimo di una lunga serie di omicidi il cui corollario è l’occultamento del corpo, fatto sparire con disprezzo. L’ultimo ostacolo da cancellare da parte dell’assassino per ricominciare a vivere come se nulla fosse. La cronaca del Bresciano è costellata di storie macabre, il cui finale viene riaperto dopo settimane o mesi di ricerche del cadavere. Ricerche senza esito che all’improvviso, per una coincidenza fortuita, di colpo svelano l’orrore. Andò così con Aldo Donegani e Luisa De Leo, 77 e 61 anni, uccisi e smembrati il 30 luglio 2005 nel box della villetta bresciana di via Ugolini dall’ombroso nipote 41enne Guglielmo Gatti, che si sbarazzò dei resti degli zii gettandoli con i gambi di sedano e gli scontrini della spesa appena fatta al Passo del Vivione. La svolta arrivò il 17 agosto, quando un ragazzino riconobbe Gatti, la cui immagine rimbalzava tra i telegiornali, al volante di una Punto bluette incrociata tra i tornanti lassù qualche tempo prima. Nel dirupo sottostante c’erano i corpi. L’11 gennaio del 2022, 17 anni dopo, Davide Fontana ha scelto la stessa soluzione per liberarsi della donna che aveva ucciso a martellate durante le riprese di un video hard nella casa di Rescaldina (Milano), Carol Maltesi, 26 anni. A omicidio compiuto, il bancario milanese 40enne dedito a Onlyfans e al foodblogging calcellò i tatuaggi della giovane scorticandola, la fece a pezzi, infilò i resti in un congelatore. Nell’intento di levarsela di torno tentò di darle fuoco, infine si risolse a buttarla in un burrone tra i monti di Breno, in sacchi dell’immondizia. L’11 agosto 2006 toccò alla ventenne pakistana Hina Saleem finire sotto terra. Fu sgozzata dal padre e dai giovani cognati che non sopportavano fosse “una cattiva musulmana“. Loro la volevano sposata a un parente, vestita tradizionale; lei conviveva con un italiano, fumava, beveva, usciva con l’ombelico scoperto. I familiari la seppellirono nell’orto di casa, a Sarezzo, con i pomodori. A volte il corpo non viene più ritrovato, ma i giudici non hanno dubbi. Così è stato per Souad Alloumi, la marocchina 29enne sparita dalla casa di via Milano, a Brescia, il 4 giugno 2018. Anche per la Cassazione, che ha confermato l’ergastolo per il marito Abdelmijid El Biti, connazionale di 55 anni con il quale la donna aveva in corso una burrascosa separazione, Souad era stata chiusa in un trolley caricato in auto, e di lei non si seppe più nulla. Poi c’è Manuela Bailo, l’impiegata 35enne del Caf di Nave uccisa a coltellate il 28 luglio 2018 da un collega, Fabrizio Pasini, 13 anni più di lei, con il quale aveva intrecciato una relazione clandestina. Sposato e con figli, Pasini che mentiva a moglie e amante uccise l’innamorata e la infilò in una vasca dei reflui in una cascina di Azzanello (Cremona). E abbandonata tra le vigne di Adro – stavolta il killer è donna – pure Stefania Crotti, la 42enne di Gorlago (Bergamo) che il 17 gennaio 2019 fu massacrata a martellate dalla rivale in amore, Chiara Alessandri, 45 anni, mamma di tre figli. Elaborato uno stratagemma per attirarla in trappola, Alessandri tramortì colei che a suo dire intralciava il sogno di stare con l’uomo che amava – il consorte della vittima – la caricò sulla Mercedes e la portò tra i filari di uva in Franciacorta dove le diede fuoco. Il 4 novembre 2020 fu Viktoriia Vovktrub, badante ucraina 42enne di Brescia, a finire in una buca scavata in una bocciofila dimsessa di fronte alla casa dell’ex, Kadrus Berisha, muratore 60enne. Al culmine di una lite alcolica, l’uomo le sferrò 14 coltellate e buttò via il corpo. Una buca scavata sul greto del fiume Oglio a Temù fu la “tomba“ individuata dagli assassini di Laura Ziliani, l’ex vigilessa 55enne che il 7 maggio 2021 fu narcotizzata con le benzodiazepine e soffocata dalle figlie, Paola e Silvia Zani, 20 e 28 anni, e dal fidanzato della maggiore, Mirto Milani, 28. Il corpo venne alla luce per caso tre mesi dopo, disseppellito da una piena. I tre sono a processo in Assise e renderanno esame in aula il 30 marzo, alla presenza dello psichiatra Giacomo Filippini.