Beatrice Raspa
Cronaca

Padre sequestrò il figlio di 4 anni. In aula: “Ero un padre disperato, mi dispiace”

Roncadelle, in ottobre l’uomo si era barricato in casa armato col bambino di 4 anni. Davanti ai giudici tenta di giustificarsi: "Volevo soltanto stare con lui"

Il tribunale di Brescia

Il tribunale di Brescia

Roncadelle (Brescia) – Si barrica in casa armato di pistola con il figlio di 4 anni e lo consegna dopo 15 ore di trattative. Ieri si è aperto il processo per il padre che il 5 ottobre sequestrò il bambino. "Volevo solo passare più tempo con Noah, domani è il suo compleanno", si era giustificato il 35enne romeno, ancora in carcere. L’imputato aveva sottratto il figlio all’educatrice – il piccolo alloggiava in una struttura protetta con la madre dopo un’aggressione alla donna e al suo legale – mostrandole una pistola, una calibro 22 con matricola abrasa acquistata per l’occasione, durante un incontro protetto in un giardino di una comunità a Rodengo Saiano.

Ieri sono sfilati i primi testi dell’accusa e della parte civile (la ex, madre di Noah). Tra cui Maria Chiara Bresciani, l’educatrice che ha assistito al rapimento. "Avevamo già fatto una decina di incontri. Quel giorno come sempre mi aveva riferito la sua sofferenza. Non capiva quella limitazione, sosteneva che non avrebbe mai fatto male al figlio. A un certo punto, mentre Noah si era spostato per prendere il monopattino, ha estratto da uno zaino una pistola e me l’ha mostrata: ‘Adesso vado a festeggiare il suo compleanno da solo con lui e poi te lo riporto’. Ha preso in braccio il bimbo sempre tenendo la pistola in mano e poi è scappato verso l’auto. Non mi ha mai puntato l’arma. Io ho urlato, inseguito e gli ho scattato una foto. E ho chiamato il 112".

"Mi spiace per quello che ti ho fatto passare - ha dichiarato in aula il 35enne rivolgendosi all’educatrice -. Era l’unica cosa che potevo fare per me e mio figlio". Appurato il nascondiglio del sequestratore - la casa di Roncadelle - i carabinieri hanno cinturato la zona. La trattativa per indurlo ad aprire la porta è durata dalle 17,30 alle 10,30 del 6 ottobre. A condurla, il luogotenente Mirko Gatti, Nucleo investigativo di Cremona. "Il primo a chiamare in caserma il padre, e fino alle tre di notte si sono susseguite telefonate - ha riferito Gatti -. Ripeteva che voleva solo trascorrere più tempo col figlio, che si assumeva ogni responsabilità. Quando alle 6 ci ha mandato una foto del bimbo in braccio sorridente ci siamo un po’ tranquillizzati. Ma chiedeva tempo. Sono intervenuti anche l’avvocato Alberto Scapaticci e il procuratore Prete. Ha aperto, consegnato il bambino e la pistola. Il piccolo era tranquillo".