Brescia – E ora sull’infortunio mortale di Paolo Gatta, il cinquantatreenne di Gardone Valtrompia deceduto lo scorso 21 agosto dopo l’incidente del 12 agosto precedente al Banco di prova delle armi, la parola passa alla Procura. Più persone sono finite sotto inchiesta per omicidio colposo: i datori di lavoro, ma anche i sanitari che hanno preso in carico e trattato il manutentore dal primo soccorso alla morte, avvenuta in Poliambulanza a nove giorni dall’infortunio. Un infortunio che inizialmente non pareva tanto grave da far presagire un esito funesto. Gatta infatti era stato accompagnato in ospedale in codice giallo. Durante i primi giorni del ricovero pare fosse in grado di parlare. Poi è stato sottoposto a un intervento chirurgico, e da quel momento le sue condizioni sono precipitate. Chi indaga adesso vuole vederci chiaro, nelle scorse ore è stata eseguita l’autopsia.
Gatta il 12 agosto era al lavoro al Banco nazionale di prova delle armi - in quei giorni chiuso per ferie - quando è precipitato da un soppalco, da tre- quattro metri. Stava pulendo un aspiratore. La magistratura intende anzitutto fare luce sulle norme di sicurezza, e capire se siano state adottate tutte le precauzioni necessarie in azienda. E poi estenderà le verifiche appunto al personale sanitario che ha avuto in cura l’operaio, con l’obiettivo di accertare che sia stato fatto tutto il dovuto. La notizia della scomparsa improvvisa di Gatta ha lasciato di stucco tutta la comunità, dove l’uomo era considerato una certezza, un inesauribile fautore di opere di volontariato e di iniziative di beneficenza. Era stato in prima linea nella Protezione Civile, in oratorio, all’associazione Cirenaica. "Quando c’era da aiutare Paolo c’era sempre", lo ricordano gli amici. Oltre a loro, ha lasciato la moglie Daniela, i figli Margherita e Simone, la mamma Caterina, i fratelli Francesco, Rosa, Pierangelo e Carla.