MILLA PRANDELLI
Cronaca

Mistero in Valcamonica: dove sono finiti i tori di Breno?

Darfo Boario Terme, l’appello arriva da Virgilio Patarini, direttore dell’ente di gestione del sito. “Da tempo si sono perse le tracce delle rocce che raffiguravano probabilmente due tori selvatici”

Virgilio Patarini mostra la nuova roccia portata alla luce nel parco di Luine

Virgilio Patarini mostra la nuova roccia portata alla luce nel parco di Luine

Darfo Boario Terme (Brescia) – Dove sono finiti i due “uri” preistorici, le iscrizioni rupestri che raffigurano due tori, trovati, censiti e segnalati una trentina di anni fa? L’appello arriva da Virgilio Patarini, direttore dell’ente di gestione del parco archeologico di Luine di Darfo Boario Terme per conto di Zamenhof art, artista, letterato e studioso.

"Sarebbe bello sapere che fine hanno fatto le rocce preistoriche che rappresentavano due uri, dei tori enormi, reperiti a Mezzarro nella zona di Breno dal professore Ausilio Priuli - dice Patarini – erano state segnalate e rilevate e per fortuna erano state fotografate e ne era stato fatto un calco. Purtroppo da qualche anno se ne sono perse le tracce. Non si sa che fine abbiano fatto. La zona non è parte di un parco tutelato e la roccia era mobile e non grandissima. Speriamo non sia andata distrutta. Sarebbe assolutamente interessante capire cosa sia accaduto”.

Gli uri potrebbero essere state raffigurazioni di tori selvatici, forse dal significato sacro. Il mistero difficilmente sarà svelato, cosi come è difficile comprendere tutte le iscrizioni presenti nel parco diretto da Virgilio Patarini, dove ci sono segni sulla roccia risalenti a ben 13mila anni fa: i più antichi della Valle Camonica, che è il primo sito Unesco Italiano. Nell’area a cavallo tra Darfo Boario Terme e Angolo Terme, detta la collina sacra, si trovano circa 100 rocce istoriate con circa 20mila meravigliose incisioni in cui trionfano le rose camune, anche in questo caso le più antiche censite nella valle bresciana, da cui deriva il simbolo della Regione Lombardia.

Recentemente grazie al lavoro di Zamenhof art una nuova roccia è stata portata alla luce. "Abbiamo pulito l’area in cui si trova dai rovi e dalle erbacce - spiega Virgilio Patarini – e sono emerse delle bellissime incisioni geometriche, ben visibili”. Il parco, noto anche perché ospita una sorta di tempietto preistorico fatto di pietre cadute, più volte definito la Stonehenge Camuna, gode ora di una nuova affascinante sezione dedicata all’arte contemporanea che va ad abbracciare l’antichità.

È fatta di una serie di sculture di vari artisti, tra cui lo stesso Patarini, ed è disposta in una zona dove non vi sono pietre istoriate, affacciata verso l’abitato di Darfo Boario Terme e il fiume Oglio: uno dei due corsi d’acqua che abbraccia la collina sacra. L’altro è il Dezzo, che scende dalla via Mala. L’area potrebbe celare ancora tante scoperte e tanti misteri, come del resto tutta la Valle Camonica fino a Pisogne e forse più in giù, almeno fino a dove le rocce dei monti scendono ad incontrare l’acqua del Sebino. Recentemente sono state scoperte rocce istoriate ad Artogne e non ne mancano a Pisogne, sul lago d’Iseo, specie nella zona di Fraine e della Val Palot. Altre nuove storie, probabilmente potranno essere scritte.