Bergamo – Era un pizzaiolo irreprensibile. Puntuale e abile a impastare capricciose e 4 formaggi. Quando non lavorava però pare coltivasse un’insana passione per la Jihad, la guerra santa, il martirio e tutto il corredo ideologico del perfetto terrorista, con tanto di foto scambiate con gli amici in cui esibiva se stesso accanto a fucili – un semiautomatico a pompa calibro 12 – e immagini del luogo in cui avrebbe voluto entrare a breve in azione: la basilica di Sant’Alessandro in Colonna, la chiesa patronale di Bergamo.
Si parla di un ventiduenne egiziano domiciliato ad Alzano, arrestato ieri per terrorismo e apologia terroristica al culmine di un’indagine della Digos di Brescia e Bergamo. Il giovane era arrivato in Italia nel dicembre ‘22 da clandestino e dopo una permanenza a Catania era stato indirizzato in Lombardia. Dal giugno 2024 aveva un permesso di soggiorno legato al lavoro.
L’indagine, condotta dalla Procura di Brescia è scattata grazie a una segnalazione dell’Aise, l’intelligence della polizia. Gli uomini delle Questure hanno iniziato a monitorarlo, allarmandosi per una progressiva radicalizzazione in Rete sempre più aggressiva – significativa la pioggia di post e messaggi sui social tra il 26 e il 29 settembre – tale da indurli a temere un imminente attacco nel cuore di Bergamo.
Stando all’inchiesta dell’aggiunto Silvio Bonfigli e della collega Claudia Passalacqua, il pizzaiolo, che lavorava da Prontopizza, vicino alla chiesa, faceva parte dell’associazione terroristica Islamic State Khorasan Province (Iskp) – il reato associativo però non è stato riconosciuto dal gip, ndr – del gruppo Telegram pro Isis “Dawlatul Islam”. Programmava attentati, faceva girare immagini e video violenti, inneggianti alla Jihad plaestinese, al martirio, a sgozzamenti e decapitazioni, o articoli del giornale dello Stato islamico “Al Naba”. E sui social - Facebook, Instagram, TikTok, Whatsapp - postava idee estreme, seguiva 61 profili radicali e si informava presso falsari di documenti d’identità.
I contenuti avrebbero tradito una crescente radicalizzazione e uno spiccato antisemitismo. Le intercettazioni grondano odio per gli “infedeli”: “Nel giorno del giudizio nell’Islam, musulmani e cristiani si uniranno in una lotta per combattere un terzo nemico, gli israeliani ebrei”, scriveva, precisando che una volta sconfitti questi ultimi la lotta si sarebbe concentrata contro i cristiani. E ancora: “Anche se tutti ti abbandonano occorre combattere per Allah contro gli infedeli: anche se la strada sarà difficile e faticosa Dio ripagherà chi ha risposto all’ordine di ucciderli”, Per il gip che ha emesso la misura cautelare, il ragazzo manifesta una “personalità violenta dalle posizioni estremamente radicali, con un’ideologia intrisa di esecuzioni cruente, sparatorie e decapitazioni in nome della jihad”.
Il quadro probatorio è caratterizzato da “plurimi, univoci e gravi elementi probatori” che non solo fanno ritenere fondati i fatti, ma considerare concreto e attuale il pericolo di reiterazione del reato, oltre che di fuga. In una lunga conversazione telefonica del 29 settembre, che segue lo scambio online di una foto della chiesa di Bergamo, il ventiduenne dice che aspetta con ansia il “momento” di agire. Quella chiesa è a un centinaio di metri dal posto in cui lavora. L’amico connazionale lo rassicura: “Qualsiasi idea tu abbia, Dio sarà con te”. E Lui: “Mancano 2-3 mesi”. L’interlocutore: “Come va la vita?”. Risposta del pizzaiolo: “Giuro, la vita è noiosa. In questi giorni ero al lavoro, la finestra a piano terra era aperta e di fronte c’è la chiesa con fuori delle persone vestite di nero. E io ho pensato: e se questo coltello che ho in mano entrasse nel corpo di un umano? (risate) Che faccio? Esco o non esco?”.
Tra i foschi propositi annunciati, anche quello di manomettere l’auto di un conoscente con cui era in lite facendola esplodere all’apertura della portiera. “Se scopre che sei un terrorista ti segnala”, lo avverte l’amico. “Vorrei prenderlo e appendergli una bomba. Lo prendo…Lo prendo e lo getto nel mare, non avrò pieta”.