FEDERICA PACELLA
Cronaca

Coronavirus, Poliambulanza: la fase due è a colori

Percorsi differenziati in verde, giallo e rosso per pazienti non contagiati, in attesa di screening o Covid

Il direttore generale di Fondazione Poliambulanza, Alessandro Triboldi

Brescia, 26 aprile 2020 - Verde per gli spazi dedicati a persone non contagiate, giallo per i pazienti in attesa di screening e rosso per le aree Covid residuali. Una riorganizzazione “a colori“ quella adottata da fondazione Poliambulanza, che potrebbe diventare un esempio per altre strutture ospedaliere.

"È un modello replicabile – sottolinea il direttore generale Alessandro Triboldi – l’uso dei tre colori fa parte del progetto più ampio di ripartenza, a cui abbiamo iniziato a lavorare un mese fa, con la consulenza di Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Medici senza frontiere Italia". Venerdì i pazienti Covid1 erano “solo“ 64, di cui 25 in terapia intensiva, contro punte delle scorse settimane di 450 ricoveri per coronavirus. "In questa settimana gli accessi al Pronto soccorso sono stati di non oltre 10 persone per Covid, 70-80 gli altri – sottolinea Triboldi – che è un numero comunque basso se pensiamo che prima arrivavano 250 al giorno". La drastica riduzione di contagiati da nuovo coronavirus ha consentito di svuotare interi reparti, compreso il blocco operatorio dove era stata allestita la terapia intensiva. Come da indicazione regionale, tutti i pazienti che si rivolgono in ospedale sia per un’emergenza che per un ricovero programmato, vengono sottoposti a tampone e, in base all’esito, sono poi indirizzati nelle aree “colorate“. "L’uso dei colori consente di dare sicurezza a pazienti e operatori".

In caso di seconda ondata, grazie alla modularità dell’estensione delle aree Covid, Poliambulanza potrebbe comunque tornare a dare il suo supporto, se i posti individuati dalla Regione non dovessero bastare. Intanto la struttura di via Bissolati ha già ultimato i test sierologici a cui, da marzo, si sono sottoposti volontariamente i circa 2000 operatori. "L’abbiamo lanciata come sperimentazione – sottolinea il direttore generale – venerdì abbiamo ultimato i prelievi. Dai primi riscontri risulta che il 15% ha sviluppato gli anticorpi". Si parla, quindi, di 300 persone realmente contagiate, a fronte dei 92 che erano risultati positivi al tampone. Tuttavia neanche i test sierologici danno una patente di immunità, perché non ci sono ancora abbastanza dati per poter dire se l’infezione dia immunità. «Per questo – precisa Triboldi – a prescindere dal risultato del test, tutti devono attenersi alle regole di sicurezza. Questi strumenti forniscono informazioni, che possono però orientare alla formazione di team" I test utilizzati sono diversi da quelli messi a disposizione dalla Regione, che sono stati autorizzati dopo l’avvio dello screening in Poliambulanza che, tuttavia, potrebbe aggiungersi ai centri bresciani già attivi. "Il problema è la disponibilità di kit e reagenti – chiarisce Triboldi – quando ci saranno gli approvvigionamenti, siamo disponibili a farli anche noi".