Brescia, 28 gennaio 2021 - Incredulità e rabbia. La vicenda di Carlo Mosca, il 47enne primario reggente del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari arrestato lunedì con l’accusa di avere iniettato farmaci letali a due pazienti Covid e di aver poi falsificato le cartelle per distogliere i sospetti ha travolto i parenti delle vittime con la violenza di un terremoto. "Non è possibile, ci mancava solo questo", è la voce che rimbalza a Isorella e a Ghedi, i paesi dove vivono i familiari di Angelo Paletti e Natale Bassi, per l’accusa e il gip Angela Corvi soppressi da Mosca per alleggerire il presidio sanitario dal grande afflusso di pazienti durante la prima ondata. Paletti, 79 anni, viveva nella grande casa sulla Statale, in via Brescia, con la moglie Emilia: la figlia da anni vive a Varese. Fino al momento di andare in ospedale, la sera del 22 marzo scorso, stava bene. Poi le sue condizioni sono precipitate, faticava a respirare. La consorte ha chiamato l’ambulanza, e non l’ha più visto: è arrivato in pronto soccorso alle 20,41 e alle 22.45 era già morto. A stroncarlo sembrava fosse stata la polmonite interstiziale.
Ma un paio di mesi dopo il decesso, la riesumazione della salma nell’ambito dell’indagine avviata su segnalazione di un infermiere, che ha denunciato il ‘comportamento disinvolto’ del primario, ha acceso un campanello d’allarme: nel fegato di Paletti c’era il Propofol, potente anestetico che si somministra prima dell’intubazione. "La quantità iniettata era di 20 ml di un’emulsione di 20 mg, il decesso si è verificato pochi minuti dopo", scrive il gip. Una morte così repentina da generare stupore tra il personale, così come è successo per Natale ‘Lino’ Bassi, 61enne di Ghedi. Cardiopatico, diabetico, era arrivato al pronto soccorso il 19 marzo pomeriggio in preda a dispnea e la mattina dopo era già morto. Nella sua salma, sempre tracce di Propofol, ma non di succinilcolina, l’altro farmaco pericoloso "Prima del coronavirus ci vedevamo sempre nell’orto - ricorda Valter, un vicino che abita nel palazzo di via Monte Grappa, casa di Bassi e della moglie Maria - Poi Lino ha cominciato a star male ed è sparito". La vedova è alle prese così con un doppio dolore, e con l’accudimento in solitudine del figlio disabile. "Cerchiamo di starle vicino e di proteggerla - spiega il sindaco, Federico Casali - Ci ha sconvolti questa notizia, speriamo tutti si tratti di un errore. Ci manca solo un clima di sospetti e sfiducia negli ospedali".