“Lei sa chi è questo?” chiede la pm Caty Bressanelli al teste, ponendolo di fronte a una iconica foto in bianco e nero di piazza della Loggia, scattata subito dopo lo scoppio della bomba. Una foto in cui fa capolino un giovane che per l’accusa è Marco Toffaloni, all’epoca 16 anni. Uno dei presunti autori materiali della strage. Risposta: “Ma certo: è Tomaten”. Sicuro? "Assolutamente sì, l’ho visto per più di vent’anni”.
Doppio bingo per la procura ieri al processo nei confronti dell’ex ordinovista veronese. Da tempo residente in Svizzera a nome di Franco Maria Muller, Tomaten, come era soprannominato dagli amici camerati, è beffardamente a giudizio al tribunale dei minori nonostante abbia 67 anni. In agenda ieri c’era la deposizione del ‘pentito’ Giampaolo Stimamiglio, il 73enne padovano che nel 2011 con le sue dichiarazioni contribuì a fare aprire l’ultima inchiesta sull’attentato. In quasi quattro ore non solo ha dato man forte all’ipotesi accusatoria, confermando cioè la confidenza ricevuta dall’imputato negli anni ‘80, il quale a suo dire gli rivelò di avere avuto un ruolo nella strage. Anche un altro teste, appunto un ordinovista veronese legato al generale Amos Spiazzi, ha dato ragione alla procura: in quella foto ingrandita, che ritrae i volti sconvolti di chi aveva appena assistito all’esplosione, comparirebbe quello di Toffaloni, studente del liceo Fracastoro di Verona, incubatoio di neofascisti e dei protagonisti del sanguinario progetto Ludwig, seguace del filone esoterico dei Guerriglieri di Cristo Re e delle ronde pirogene antidemocratiche.
Anche Stimamiglio, che ha dichiarato di parlare ma spaventato (“Toffaloni, Abel, Furlan: sono tutti liberi”), lo ricorda. ‘Tomaten’ frequentava il suo stesso giro, in particolare la sorella Rita. Lo rivide sul finire degli anni ‘80 nella taverna dell’Hotel Garda di Verona. Un incontro tra ex camerati cui avevano partecipato anche le mogli, come ha confermato l’ex consorte del ‘pentito’, in aula. Toffaloni per quell’incontro era rientrato apposta dalla Svizzera, dove poi si sarebbe trasferito definitivamente con la compagna.
Agli atti c’è una frase che Tomaten si sarebbe fatto scappare sulla strage rispondendo all’amico che ironizzava: “Hai fatto bene a scappare in Svizzera, ne hai combinate tante”. “Son stat mi” (sono stato io in dialetto veneto), la risposta. A distanza di anni Stimamiglio ha dichiarato di avere il dubbio che la frase in realtà fosse “Gh’ero anche mi a Brescia”, ma di fronte alla contestazione del presidente Federico Allegri ha confermato la versione originaria. "Non mi sono stupito alla notizia. Toffaloni era nel gruppo dei ragazzi addestrati da Roberto Besutti per compiere azioni concrete, tipo attentati. Da Amos Spiazzi sapevo che la strage era stata frutto di una joint venture Brescia-Verona”.