MILLA PRANDELLI
Cronaca

Profughi afghani a Edolo: "È un nostro dovere"

Il sindaco della località bresciana: "Lavoravano per il nostro Governo" Terminata la quarantena verranno ridistribuiti in altre parti d’Italia

L’arrivo a Fiumicino degli afghani partiti dall’aeroporto di Kabul

Edolo (Brescia) - Centoventi profughi afghani dalle prossime ore trascorreranno un periodo di quarantena, probabilmente di un mese, nella Base Logistica Addestrativa di via Porro a Edolo. A decidere la destinazione è stato il Ministero della Difesa di comune accordo con le Forze Armate. A occuparsi delle 120 persone in fuga dalla guerra sarà il personale militare della base coordinata dal colonnello Edoardo Muciacciaro e diretta dal maggiore Daniele Tissi. Con loro coopereranno i volontari del Comitato provinciale di Brescia e quello di Palazzolo sull’Oglio della Croce Rossa presieduti da Carolina David, col supporto dell’Ispettorato Infermiere Volontarie di Brescia coordinato da sorella Augusta Amolini.

La Croce Rossa fornirà medici, infermieri professionali e personale addetto alla logistica che si occuperà della segreteria, dei pasti e di tutte le necessità di chi arriverà nella basa edolese, fino a due anni fa destinata ai periodi di riposo delle truppe e delle loro famiglie e fino a poche ore fa chiusa a causa dell’emergenza Covid. La struttura, modernissima, è dotata di camere singole, a due posti o adatte a famiglie. Nella struttura c’è una mensa organizzata e alcuni spazi per l’aggregazione. Ci sono un cortile e diversi spazi all’aperto. Ad esprimere il pieno supporto allo Stato, alle Forze Armate e alla Croce Rossa Italiana è stato il sindaco di Edolo Luca Masneri.

«Si tratta di una questione militare e non civile su cui non abbiamo competenze – spiega il sindaco - ma che per noi è della massima importanza. La Croce Rossa Italiana garantirà la massima sicurezza in ambito sanitario. Terminata la quarantena queste persone che in Afghanistan lavoravano per il nostro Governo saranno inviate in varie parti d’Italia per il coordinamento della Prefettura che avvierà le pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiati. È un nostro dovere non abbandonare chi ci ha aiutato laggiù. La base può tenere fino a 300 persone e ne arrivano 120, per cui si lavora a meno della metà della capienza. C’è il personale dell’esercito, c’è il personale sanitario, per cui la situazione è assolutamente gestita e sotto controllo da un punto di vista sanitario e logistico e questa è la cosa importante.

Anche per questo nella comunità della Valcamonica non c’è nessuna contrarietà rispetto all’accoglienza presso la base logistica di questi profughi e in paese l’accettabilità di questa situazione, che è assolutamente pro tempore, è molto alta: la gente non vede di cattivo occhio il fatto che arrivino delle persone, sapendo che scappano da un regime islamico e che sono persone che hanno supportato il nostro esercito in uno scenario di guerra. Si tratta di persone che hanno un profilo di istruzione e culturale molto elevato". Non è la prima volta , del resto, che la provincia di Brescia e le sue montagne ospitano dei profughi in fuga dalla guerra. Accadde a Lodrino nel 1991 quando in una ex colonia riadattata all’uso vennero ospitati diversi cittadini albanesi costretti a lasciare il loro paese, dove si combatteva in modo violento e dove non si risparmiavano i civili.