BEATRICE RASPA
Cronaca

La verità di Raffaella Ragnoli: “La mia colpa? Il silenzio Ma fu un gesto d’amore”

Casalinga di 58 anni, da dicembre sta scontando il carcere a vita. Nel gennaio del 2023 uccise a coltellate il marito che stava aggredendo il figlio: “Amavo Romano ma alle donne dico: certe persone non cambiano, fuggite”

Raffaella Ragnoli, 58 anni, con il marito, Romano Fagoni, di 60, ucciso nel 2023

Raffaella Ragnoli, 58 anni, con il marito, Romano Fagoni, di 60, ucciso nel 2023

Brescia – “Vorrei lanciare un messaggio a tutte le donne: certe persone non cambiano mai, non possono fare altro che peggiorare con il tempo se non ammettono a se stesse di avere un problema e che devono farsi curare. Perciò vi dico a gran voce: fuggite finché siete ancora in tempo, non arrivate a rischiare la morte ogni volta che venite minacciate perché con l’aggiunta di abuso di alcol chi avete di fronte è imprevedibile e potrebbe non andare sempre bene”. È l’appello lanciato da Raffaella Ragnoli, la 58enne casalinga di Nuvolento che lo scorso 9 dicembre è stata condannata all’ergastolo per avere ammazzato a coltellate il marito, Romano Fagoni, davanti al figlio 14enne.

Era il 28 gennaio 2023. La famiglia si era appena messa a tavola. La donna, 30 anni di matrimonio con un uomo avvezzo all’abuso di alcol (e in passato alla droga) ha sempre sostenuto di avere agito per legittima difesa, al culmine di anni di maltrattamenti, convinta che il consorte, ossessionato che il figlio non fosse abbastanza “virile”, prima o poi gli avrebbe fatto del male. E quella sera, dopo aver visto il coltello puntato alla gola del ragazzo, temeva il peggio. Il ragazzino però, chiamando il 112, urlò: “Ma no, mamma, che hai fatto…non mi avrebbe ucciso”. “Amavo Romano e mi sembra impossibile essere stata artefice di un omicidio. In quel periodo vivevo un periodo di forte stress, avevo mia suocera da accudire, mio marito che beveva, aveva problemi di salute, e litigava con tutti diventando ossessivo e delirante. Io ero distrutta, potrei avere ingigantito” aveva ammesso poi l’imputata in aula, chiedendo scusa a tutti, e giustificando con la necessità di avere delle ‘prove’ le frequenti registrazioni con il cellulare nascosto dei litigi.

Per lei il pm Flavio Mastrototaro aveva chiesto 24 anni. La difesa, dopo che la perizia aveva decretato la signora sana di mente, l’assoluzione per legittima difesa. Ma la Corte d’Assise ha inflitto l’ergastolo. Uno shock per l’imputata, la quale reclusa a Verziano ormai da quasi 2 anni e in attesa di appello, ha scritto una lettera sfogo a un quotidiano bresciano: “Il 9 dicembre 2024 la giustizia ha perso” esordisce. E poi riepiloga il suo dramma, mettendo in guardia le donne dalle violenze domestiche: “Speravo fosse l’ultima volta che avrei dovuto rivivere l’angoscia del prima e del durante, relativo alla tragedia familiare avvenuta quella sera maledetta del 28 gennaio 2023. Una data che rimarrà impressa come un solco profondo lasciato da un aratro nel mio cuore e nel mio cervello per sempre. Ebbene sì, ciò che è avvenuto è stato terribile, un gesto crudele di amore. Anni di violenze psicologiche indescrivibili tanto che nessuno di noi tre (Ragnoli un’altra figlia di 28 anni, ndr) sa portare fatti concreti di ciò che è stato – scrive –. La violenza di tale tipo è così… non lascia tracce visibili ma credetemi è molto più distruttiva, a meno che si fugga.

Umiliazioni , ingiurie, minacce di morte mi hanno sempre fermato. La reazione di mio figlio che ha cancellato quasi ogni cosa è una mera reazione di difesa che si è creato per sopravvivere… L’urlo agghiacciante quando ha evitato, spostandosi, di essere colpito ha dato al mio cervello un input di protezione e in una situazione di alta tensione qual era quella, il controllo può sfuggire di mano”. E ancora. “La mia più grande colpa? Il silenzio, la mancata denuncia. Non essere scappata quando ho capito che il rischio era troppo alto ed eravamo ogni giorno in balia di una persona non più lucida, ubriaca e imprevedibile. Ciò che fa più male è il non essere riconosciuta come vittima, perché questo sono. Il dolore è immenso, ho perso la persona che amavo e non mi sono mai sentita di abbandonare perché era un’anima perduta. La mia cocciutaggine ha fatto vivere ai miei figli situazioni al di là di ogni umanità. Devo rimediare a tutti i miei errori”.