BEATRICE RASPA
Cronaca

Raffaella Ragnoli uccise il marito davanti al figlio: “Smartphone e coltelli, ecco perché non fu legittima difesa e merita l’ergastolo”

Le motivazioni della sentenza: “Ancora più inquietante, oltre alla persistenza del proposito criminoso mediante l’utilizzo di due coltelli sono le registrazioni attivate a orologeria prima e dopo l’uccisione”

Raffaella Ragnoli aggredì Renato Fagoni mentre erano a tavola

Raffaella Ragnoli aggredì Renato Fagoni mentre erano a tavola

Brescia, 6 marzo 2025 –  La sera del 28 gennaio 2023 Renato Fagoni, 60 anni, morì accoltellato dalla moglie Raffaella Ragnoli, che lo aggredì mentre era a tavola con lui e il figlio 14enne, davanti alla pizza fumante, nella casa di Nuvolento.

La scena venne registrata dallo smartphone dell’assassina, che spense il telefono solo nel frangente delle sei coltellate ma lo riaccese subito dopo. Condannata all’ergastolo in primo grado - il pm Flavio Mastrototaro aveva chiesto 24 anni - Ragnoli, 58 anni, in aula aveva sostenuto di avere ucciso al culmine di un litigio del marito con il figlio, al quale il consorte aveva puntato un coltello (con la punta arrotondata) alla gola. Il presidente Roberto Spanò non ha creduto né alla tesi della legittima difesa, né a quella del raptus esploso dopo anni di vessazioni e maltrattamenti in famiglia perpetrati dalla vittima. “La sera del delitto Ragnoli ha agito in modo lucido e strutturato, cogliendo l’attimo propizio per attivare la registrazione, disattivarla, riattivarla, perseguendo una ben precisa linea difensiva, mostrando capacità di pianificazione sintomatica di una personalità controllata” si legge nelle 57 pagine di motivazioni della sentenza.

“Fagoni era una persona alcolizzata, pesante, irascibile e paranoica, propensa a scenate colleriche, dai tratti razzisti e omofobi. Tuttavia si trattava di un individuo violento nelle parole ma non nei fatti, fragile sul piano affettivo, molto legato ai familiari, divenuti loro malgrado destinatari delle sue intemperanze, alimentate dall’abuso di alcol, dalla spacconeria e dalla rusticitas... Anche ammesso che la convivenza fosse diventata intollerabile, per l’imputata erano certamente percorribili vie d’uscita alternative all’omicidio (“Vi separavate… così è un omicidio di primo grado…” disse il figlio disperato di fronte alla mattanza, a sua insaputa registrato dalla madre).

A incastrare Ragnoli per la Corte fu proprio il figlio, che negò in modo perentorio che il genitore volesse ucciderlo. “Ancora più inquietante, oltre alla persistenza del proposito criminoso mediante l’utilizzo di due coltelli (il secondo afferrato dopo essere stata disarmata dal figlio, ndr) sono le registrazioni attivate a orologeria prima e dopo l’uccisione”.